Discoteche ancora chiuse, Assointrattenimento: «Il governo discrimina il nostro settore»

Assointrattenimento esprime forti critiche sull’operato del governo dopo che neanche ieri il Consiglio dei ministri ha deciso la data in cui potranno riaprire le discoteche.

«I locali da ballo e le discoteche sono da considerare sullo stesso piano di aziende di altri settori e non devono essere discriminati, come invece sta accadendo». È la presa di posizione critica dell’associazione (di cui partner Confindustria) che rappresenta moltissime discoteche e sale da ballo sulla notizia di ieri di un ennesimo slittamento della riapertura delle discoteche. In particolare, l’associazione non accetta che bar, ristoranti e circoli privati oggi sono aperti in assenza di precise regole nei luoghi all’aperto e con lievi restrizioni nei locali al chiuso. «È sotto gli occhi di tutti che, nonostante il divieto di “ballo”, su tutto il territorio nazionale si assiste all’organizzazione di manifestazioni abusive in luoghi anche non convenzionali come ad esempio circoli privati, ristoranti, bar, spiagge, pubbliche piazze, fabbriche abbandonate e altro ancora, il tutto consentito dalla completa assenza di controlli da parte delle autorità preposte. Tale situazione è alimentata dall’attuale legislazione che consente lo svolgimento di attività di socializzazione e di ballo in luoghi non autorizzati, a scapito della sicurezza, dell’igiene e della prevenzione», denuncia Assointrattenimento. 

L’associazione ha chiesto ieri di incontrare il presidente del Consiglio Mario Draghi, oltre che il ministro Giorgetti, il ministro Garavaglia, il ministro Speranza e il sottosegretario Costa. «Sono necessari chiarimenti. Le aziende del settore sono inevitabilmente condotte al fallimento con conseguente perdita di lavoro di 100.000 addetti», continua Assointrattenimento. 

In assenza di una immediata convocazione da parte del Governo, Assointrattenimento minaccia di intraprendere un’azione legale in merito alla  tutela dei diritti economico/patrimoniali delle aziende italiane del settore pubblico spettacolo che, a seguito dell’emergenza sanitaria Covid-19, «sono state inibite all’esercizio della propria attività, divieto ancora oggi perdurante, con conseguente depauperamento del valore della propria azienda in assenza di idonei ristori e/o indennizzi da parte dello Stato italiano, subendo inoltre discriminazioni rispetto al trattamento riservato ad altre categorie imprenditoriali e, nei fatti, patendo danni gravi e irreparabili», conclude Assointrattenimento. 

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