Chiusura piscine e palestre, Acli: «Ripercussioni sul benessere dei bambini»

I gestori delle palestre e delle piscine non si spiegano perché debbano restare chiusi per un mese per tamponare la diffusione del coronavirus nonostante abbiano fatto tutto il possibile per restare in sicurezza.

«Abbiamo rispettato le regole, fatto investimenti importanti per adeguare le strutture: perché chiuderci, ora?». È la domanda che oggi, in seguito al nuovo DPCM del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che chiude per un mese piscine e palestre, si chiedono decine di associazioni sportive bolognesi che aderiscono all’Unione Sportiva Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani). A raccontare la preoccupazione dei gestori degli impianti sportivi è Filippo Diaco, componente della presidenza dell’Acli. In effetti, non risultano, ad oggi, focolai in palestre e piscine, anche perché, spiegano dall’UsAcli, lo sforzo delle società per adeguarsi a tutte le norme di sicurezza previste è stato importante.

«Decretare la sospensione delle attività sportive avrà gravi ripercussioni sul benessere psicofisico di tanti, ma soprattutto di bambini e ragazzi», spiega Diaco. Non solo: «Lo sport di base ha una forte valenza educativa e di contrasto alle diseguaglianze socioeconomiche, tutti aspetti che ora verranno meno e sarà dura recuperare». L’Ente di promozione sportiva bolognese ha previsto un servizio di assistenza via SMS per rispondere ai dubbi degli associati, «ma ci attiveremo subito per la ripresa delle attività online e a distanza, come già avvenuto a marzo, per non lasciare sole le famiglie in questo difficile frangente». conclude Diaco. 

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