Affitti a Bologna, studia al Dams ma si finge di Giurisprudenza per avere una stanza

Una studentessa universitaria ha dovuto ricorrere a questo escamotage perché si è vista spesso sbattere la porta in faccia dai proprietari di case in affitto solo perché studia al Dams.

Ha finto di studiare Giurisprudenza per poter ottenere l’affitto di una casa. È successo a Bologna a inizio accademico a una studentessa del DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), che è stata vittima di una delle tante discriminazioni che vengono fatte anche a causa dell’emergenza abitativa nel capoluogo emiliano-romagnolo. Se si pensava che si facessero preferenze per quanto riguarda l’etnia e il sesso nella ricerca di case, ora si aggiunge il fattore facoltà universitaria, che vede come protagonista troppo spesso il DAMS, facoltà collegata molte volte dal pensiero comune alla vita “fuori dalle righe” tipica degli artisti, che spinge gli affittuari a negare una stanza ai ragazzi e alle ragazze. Tutto ciò aggrava ulteriormente la ricerca di un’abitazione per gli studenti in quella che dovrebbe essere la città universitaria per antonomasia.  

Ricerca già complicata a causa dei prezzi elevatissimi che vanno dai 500 euro agli 800 euro per una stanza singola e dai 450 euro in su per una stanza doppia in appartamento al mese, prezzi di certo poco accessibili per uno studente.  

Oltretutto non mancano le truffe cui gli studenti vanno incontro: «Mi avevano promesso un divano su cui dormire a 400 euro, ma dopo che ho dato l’acconto sono spariti», dichiara una studentessa. Oppure ancora: «Ho trovato delle offerte di case in centro, ma il problema era che spesso erano pericolanti e in condizioni disastrose, non a norma oppure senza utenze come il riscaldamento», afferma una seconda ragazza. Si può dire che questo tipo di episodi sono abituali nell’Odissea immobiliare che si è venuta a creare.  

Sul tema collettivi studenteschi come ASIA e Cambiare Rotta si sono attivati e hanno organizzato numerose proteste e occupazioni per sensibilizzare sullo stato precario in cui versa la vita dello studente. Da via Oberdan, allo stabile abbandonato in via Stalingrado, all’aula Roveri in via Zamboni 38, gli studenti hanno cercato di inviare un messaggio alle pubbliche amministrazioni e all’università: adattare gli stabili abbandonati a nuovi alloggi per studenti in modo da sopperire questa situazione di tracollo abitativo. 

Bologna rischia di giocarsi il primato di più grande città universitaria d’Italia se non si trova una soluzione per coloro che l’hanno eletta tale, ovvero gli studenti stessi. 

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