Una raccolta firme per riconoscere la fibromialgia, una patologia che in Italia è ancora invisibile: ieri il sindaco di Bologna Virginio Merola nella sede dell’Ufficio relazioni con il pubblico (URP) di Piazza Maggiore, 6 ha dato il suo sostegno a un’iniziativa che con le adesioni dei cittadini punta a ottenere i servizi sanitari essenziali per chi è affetto da questa malattia. Nonostante la fibromialgia sia stata inserita nel 1992 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel Manuale di classificazione internazionale delle malattie, nel nostro Paese non esistono strutture, una preparazione medica adeguata e cure sufficienti. La fibromialgia è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso e rigidità con conseguenze invalidanti. Chi ne è affetto difficilmente riesce ad avere una vita normale.  
 
Il mancato riconoscimento a livello nazionale ha diverse conseguenze. Alcuni medici italiani faticano a fare una diagnosi precisa e quindi a dare delle cure adeguate. La malattia ha, poi, anche delle ripercussioni sulla vita lavorativa delle persone che difficilmente riescono ad assolvere ai loro impieghi. Inoltre, c’è anche chi ne approfitta, come i ciarlatani che vendono cure come acque miracolose. Nonostante ciò, la sensibilità verso questa malattia si sta lentamente facendo strada nelle istituzioni. Dopo l’approvazione di un ordine del giorno del 3 giugno scorso da parte del Comune per il riconoscimento della fibromialgia, il sindaco di Bologna ha dato ieri il via alla raccolta firme nella sede dell’URP. Il primo cittadino ha dichiarato alla Gazzetta di Bologna: «Sono venuto a conoscenza della malattia tramite storie di famiglia e alcune amicizie. È diventato urgente occuparsene, questa petizione popolare serve ad accelerarne l’approvazione in modo che possiamo dar un riconoscimento formale». 
 
La malattia colpisce circa 2 milioni di italiani, specialmente le donne tra i 25 e i 55 anni. Le cause non sono certe, ma alcuni medici ritengono che possa derivare da fattori chimici, genetici, ormonali o come conseguenza di infezioni e interventi chirurgici. La diagnosi dipende da paziente a paziente, ma può essere individuata dai reumatologi esercitando una pressione sui “tender points”, alcuni punti del corpo come collo, ginocchia, petto e avambracci. Questa azione provoca, in chi è affetto da fibromialgia, un dolore intenso e diffuso. Non mancano, comunque, le buone notizie. William Raffaeli, medico esperto di terapia del dolore, ha testato con successo su alcuni pazienti un marcatore, ovvero un’analisi del sangue specifica per l’individuazione di questa sindrome. Proprio perché servono molti più pazienti su cui testare questa analisi, il riconoscimento della fibromialgia aiuterebbe anche la sua diagnosi. 
 
Il “Comitato fibromialgici uniti – Italia”, che ha la sede nazionale in via Gramsci, 21 a Castenaso, si occupa di sensibilizzare la popolazione tramite iniziative come la raccolta firme. Barbara Suzzi, presidentessa dell’associazione, ha affermato: «Prima eravamo considerati come malati psicosomatici. Noi invece siamo consapevoli delle nostre esigenze, e chiediamo di essere seguite, di avere un percorso diagnostico. Per ora siamo riuscite a raccogliere circa 60mila firme in tutta Italia». 
 
La sensibilizzazione del pubblico verso la fibromialgia è in crescita costante nell’opinione pubblica. Da quando la popstar Lady Gaga ha dichiarato di esserne affetta, le componenti del Comitato hanno rilevato un notevole aumento di firme da parte dei giovani. In Italia l’associazione ha trovato il supporto di riviste come Donna Moderna e del musical sui QueenWe will rock you”, che fa da testimonial. Il prossimo anno uscirà il documentario provvisoriamente intitolato “Ad maiora” con la regia di Federico Liguori, che racconterà la nascita dell’associazione e la vita delle persone comuni alle prese con questa malattia. 

 

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