Femminicidio Emma Pezemo, spuntano soldi e gravidanza come presunti moventi

Un testimone ha raccontato che il presunto assassino – morto suicida – si era lamentato che la fidanzata, che avrebbe ucciso e fatta a pezzi, non gli aveva restituito 50 mila euro.

Potrebbe essere stata una questione di soldi. L’omicidio di Emma Pezemo, 31enne camerunense uccisa fatta a pezzi e gettata in un cassonetto di via Togliatti a Bologna, ha una probabile pista: 50 mila euro che il suo presunto assassino, il 43enne Jacques Honoré Ngouenet – trovato impiccato, secondo un testimone con cui si era confidato, aveva speso per la 31enne e la quale somma, non restituita, pesava sulla vita del carnefice tanto da ucciderla e farla a pezzi. Probabilmente è stata uccisa per soldi, dunque. E che siano questi 50 mila euro “la causa” dell’assassinio lo si dovrebbe intuire anche dal messaggio di addio che Ngouenet ha lasciato prima di compiere l’omicidio-suicidio indirizzato proprio al suo amico testimone. Quest’ultimo ha raccontato di aver incontrato l’assassino la scorsa domenica, dopo che avrebbe commesso l’omicidio. Con lui si sarebbe lamentato proprio dei 50 mila euro che la 31enne non le aveva restituito.

Ma c’è un altro mistero e forse un altro movente: una gravidanza di Emma non accettata dal suo assassino. «Visto che è circolata la voce di una possibile gravidanza, ho ritenuto opportuno per conto della famiglia chiedere al medico legale di verificare questa circostanza. C’è qualcosa che va chiarito, non è il gesto istintivo di un matto “ordinario”. Dai primi accertamenti sembra il lavoro di un chirurgo fatto con uno strumento di precisione, tipo un bisturi», ha dichiarato l’avvocato nominato dalla famiglia della ragazza, Gabriele Bordoni. 

Dal ritrovamento del corpo di Emma Pezemo, una cosa, però, sembra chiara agli inquirenti: è stata fatta a pezzi con un machete o, addirittura, con una sega elettrica. Ma quest’arma non è stata ancora trovata. La polizia di Bologna sta ricostruendo le ultime ore di vita sia di Emma che del suo fidanzato-killer. Tutto ancora non molto chiaro. L’ultimo avvistamento nella residenza di Ngouenet al Giovanni XXIII, dove l’uomo veniva seguito dall’Ausl per i suoi problemi psichiatrici. Gli investigatori puntano sui tabulati telefonici, sulle immagini delle telecamere e sui loro computer e telefonini. 

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