Al Sant’Orsola un trapianto di rene da sveglia, un caso rarissimo

Effettuare un trapianto in anestesia locale e non totale comporta diverse difficoltà, tra le quali la gestione psicologica del paziente durante un’operazione che può durare diverse ore. 

Le hanno trapiantato un rene, donato dalla madre, da sveglia. Un’operazione che non poteva essere fatta altrimenti perché un’insufficienza respiratoria non le permetteva di sostenere l’anestesia totale. È successo all’ospedale Sant’Orsola di Bologna e la paziente, una ragazza di 25 anni che soffre di fibrosi cistica, aveva già subìto un trapianto del fegato. Lo scorso maggio è stata operata all’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dopo essere stata rifiutata da un altro ospedale che ha valutato l’intervento troppo rischioso. 

Dopo 2 settimane, la ragazza è stata dimessa ed è in buone condizioni cliniche. È la prima paziente operata di trapianto in anestesia loco-regionale al Policlinico di Bologna. «Siamo orgogliosi di averle offerto questa opportunità, perché abbiamo le abbiamo evitato di continuare la dialisi e numerose altre complicazioni – commenta all’Ansa il professor Gaetano La Manna, direttore Nefrologia, dialisi e trapianto del Sant’Orsola. Effettuare un trapianto in anestesia loco-regionale comporta diverse difficoltà, tra le quali la gestione psicologica ed emotiva del paziente durante un’operazione che può durare diverse ore. 

«Sono stata sempre convinta di volere fare il trapianto – dice la 25enne – L’intervento è andato bene e oggi mi sento rinata”» A donarle il rene è stata mamma Rosaria: «Il senso è nella luce che è tornata negli occhi di mia figlia».

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