Smart-working e parità di genere, «lezioni metropolitane» sul mondo del lavoro in pandemia: la ricerca bolognese

Presentata oggi dal sindaco Merola, la ricerca, svoltasi a luglio 2020, ha indagato l’impatto del virus sul mondo delle imprese della Zona Roveri.

Sette «lezioni metropolitane» sul mondo del lavoro dopo la prima fase d’emergenza. È così che il sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Virginio Merola, ha definito i risultati dell’indagine «Lavoro, persone, genere», incentrata sugli impatti della precedente ondata di blocchi dovuti al Covid sulle imprese della Zona Industriale Roveri di Bologna e presentati oggi in una conferenza stampa online. Allo studio hanno collaborato, oltre all’amministrazione metropolitana, i giovani di C.O. Gruppo – specializzati in consulenze organizzative – e l’Associazione Bateson, impegnata in ambito socio-pedagogico.  

L’indagine, come ha dichiarato Riccardo Crosara di C.O. Gruppo, «può considerarsi un lavoro di squadra che ha interessato anche le istituzioni» e, considerando un campione di 135 imprese della Zona Roveri, si è focalizzata su tre punti: le trasformazioni dei modelli organizzativi, gli impatti psicosociali e quelli sulla parità di genere nel mondo del lavoro, tutto rapportato alla prima fase di pandemia. Dalla ricerca – svoltasi a luglio 2020 e rivolta ai vertici aziendali – sono emerse sette importanti lezioni, che secondo il sindaco Merola «offrono una prima base di conoscenza sull’impatto dell’emergenza Covid legata al lavoro da remoto» e che «disegnano una mappa di possibili risposte, fondate sulla comune consapevolezza del valore e dei diritti delle donne al lavoro, risposte che imprese e istituzioni possono costruire insieme». 

Si tratta di lezioni che hanno che fare con aspetti diversi del rapporto lavoro-pandemia e che spaziano dalla grandezza –in termini strutturali ed economici – delle aziende posta in relazione alla gestione della crisi, fino alla riorganizzazione digitale del lavoro; dall’identikit delle realtà più soggette alla crisi allo stress dei lavoratori e delle lavoratrici.  

Una delle sette lezioni metropolitane riguarda poi nello specifico l’importanza del lavoro delle donne, che rischia, più di quello maschile, di venire relegato alla modalità da remoto, impedendo di fatto alle lavoratrici di partecipare attivamente ai processi decisionali e di progredire nella carriera. Lo studio evidenzia infatti come, in proporzione al numero di donne impiegate nelle aziende, siano proprio queste ultime a lavorare maggiormente da remoto. Un questionario somministrato nel corso dell’indagine ha infatti evidenziato ad esempio, come una buona percentuale degli intervistati (76%) ritenga che «le donne abbiano più necessità degli uomini di bilanciare la loro vita lavorativa con la vita privata». Questa lezione vuole quindi servire da monito, di modo che il lavoro da remoto venga considerato anche in un’ottica di genere. Secondo Merola infatti, «la ricerca pone l’attenzione sul bisogno di ragionare su una nuova generazione di welfare, sia da parte delle aziende sia delle pubbliche istituzioni: appiattirsi oggi sull’emergenza e sull’eterno presente a cui sembriamo condannati può invece rivelarsi un errore».  

 

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