I bolognesi potranno partecipare al primo compleanno delle Sardine scrivendo una lettera personale e portandola in piazza Maggiore, dove tutto è nato, sabato prossimo, a partire dalle 10 del mattino, fino a mezzogiorno.
«Prendi un foglio. Condividi un pensiero, una paura, una speranza. Un anno fa abbiamo imparato a stringerci stando muti. Oggi che non possiamo stringerci, non è il tempo per restare muti». L’autografo delle 6000 Sardine bolognesi questa volta firma quattro brevi frasi battute a macchina da scrivere, ma sotto l’occhio virtuale di quasi 7mila visualizzazioni tra Facebook e Instagram. E lancia un’iniziativa, dal nome autoriferito di “6000 caratteri”, in occasione della prima candelina del movimento, il 14 novembre prossimo. Nel luogo in cui, per gli attivisti, tutto è fisicamente nato, piazza Maggiore.
Un anniversario che sarà celebrato lontano dall’abbraccio della comunità bolognese che aveva presenziato a fiumana sul “Crescentone” esattamente un anno fa, in opposizione alla politica populista dei partiti di destra, nell’ambito delle scorse elezioni regionali. Esperimento non più replicabile negli stessi termini, a causa del distanziamento sociale che la pandemia in corso necessita e conviene.
Ma le Sardine l’espediente di “ritorno alla piazza” lo hanno comunque trovato. Perché, come spiega il portavoce degli attivisti, Mattia Santori. «se non possiamo stare vicini fisicamente, non dobbiamo accontentarci di una vicinanza virtuale». I bolognesi potranno partecipare all’iniziativa scrivendo una lettera e portandola in piazza Maggiore sabato prossimo, a partire dalle 10 del mattino, fino a mezzogiorno. Tutti gli altri, potranno recapitare a mezzo posta il proprio messaggio all’indirizzo di via Amendola 2/A, 40122, Bologna. Non verranno accettate mail, o messaggi social.
La traccia dei “6000 caratteri”, su foglio e inchiostro, è libera: «Una paura da condividere, una perplessità, una speranza per il futuro. Un racconto individuale, un racconto politico o una richiesta alla politica. Un racconto di un lavoro che non c’è più o un lavoro appena trovato». La motivazione, che l’espediente sottende, è intuibile: «Perché tutto quello da individuale diventa condiviso, diventa parte della comunità».
Nei 18 minuti scarsi di diretta, c’è stato anche il tempo di ricordare i primi passi del movimento e il tratto di mare navigato durante quest’anno: «Le Sardine sono nate attraverso le parole. Sembra incredibile ma il potere di un invito che passa attraverso le parole ha scatenato quello che tutti abbiamo vissuto, da Bologna a Napoli, passando per Sorrento, arrivando fino ad Amsterdam e New York». E continuano, «attraverso le parole, abbiamo ritrovato le persone».
Un momento è dedicato anche a tutte le donne e uomini attualmente in difficoltà a causa della situazione sanitaria: «Non abbiamo i mezzi politici o economici per riaprire i teatri, ritornare a scuola. O stare vicino, concretamente, ai lavoratori in difficoltà». E il pensiero va subito ai lavoratori della Whirlpool di via Argine a Napoli, dove l’azienda statunitense ha messo alla porta 350 lavoratori e lavoratrici partenopei, adesso in sciopero permanente.
Allora, in assenza di una manifestazione fisica di piazza, via a questo «esperimento di scrittura collettiva». La diretta social si chiude, in definitiva, ricordando le parole d’ordine del movimento: «Non dobbiamo parlare solo di negatività. Abbiamo il diritto di lamentarci. Ma abbiamo il dovere di condividere le nostre sofferenze, perché altrimenti sfoceranno in rabbia, in frustrazione, in qualcosa di distruttivo. La comunità cresce, se costruisce. Se distrugge, non è più una comunità che cresce. Ma una comunità che si scioglie al suo interno, svanisce».