“Surrealist Lee Miller”, una mostra al Palazzo Pallavicini sulla regina della fotografia del Novecento

«Preferisco fare una foto che essere una foto». Sono le parole di Lee Miller, una delle fotografe più famose del ‘900 che verrà rappresentata in una mostra a lei dedicata domani alle 11,00 a Bologna nelle sale di Palazzo Pallavicini. L’esposizione “Surrealist Lee Miller”, curata da ONO Arte Contemporanea, è composta da 101 foto e pone l’attenzione sullo sguardo surrealista presente per tutta la carriera della fotografa americana.

Lee Miller era una ragazza di bellezza eterea ma a renderla irresistibile è stata la sua personalità ribelle. Lanciata da Condè Nast sulla copertina della rivista “Vogue” nel 1927, Lee Miller è diventata fin da subito una delle modelle più apprezzate e richieste dai periodici di moda. Donna cosmopolita, frenetica, sempre desiderosa di imparare, Lee ha potuto conoscere artisti di elevato calibro grazie ai suoi numerosi viaggi: Max Ernst, Picasso, Mirò, Andrè Breton, Coco Chanel e, primo fra tutti, il fotografo più importante dell’epoca Man Ray.  Trasferitasi al Cairo per sposare un ricco uomo d’affari egiziano, fra le dune del deserto Lee Miller si mise a confronto con la fotografia di reportage fotografando villaggi e rovine, un genere che ha portato avanti anche negli anni successivi.

Il suo contributo più importante come fotografa è stato nel 1944 quando è diventata corrispondente accreditata al seguito delle truppe americane e ha collaborato con David E. Scherman per le riviste “Time” e “Life”. È stata la prima donna a seguire gli Alleati al fronte e a documentare le attività di liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, esperienza che ha segnato la sua vita per sempre. Inoltre, insieme ai militari, è andata alla scoperta degli appartamenti di Hitler, dove ha scattato quella che forse è la sua fotografia più famosa: “Lee nella vasca da bagno del Fuhrer”. Dopo la Seconda guerra mondiale Lee Miller ha continuato a lavorare per Vogue occupandosi di moda e celebrità per altri due anni. Lo stress post-traumatico dovuto al periodo passato sui campi di battaglia ha costretto la Miller a ritirarsi dalla scena artistica.  

La mostra si compone 6 stanze ognuna delle quali comprende un certo periodo della sua carriera. Nella prima e nella seconda stanza saranno esposti i lavori che comprendono le foto scattate con Man Ray sia come modella che come collaboratrice. La terza invece contiene le fotografie nel suo periodo egiziano e la quarta quelle dei bombardamenti di Londra. Nella penultima troveremo gli scatti effettuati nei campi di concentramento e nell’ultima ci saranno le fotografie relative alla parte finale della sua carriera.

«È sicuramente un’artista e una persona cangiante complessa. In questa mostra abbiamo cercato di raccontare un po’ l’evoluzione di Lee. Parte come modella e poi passa dall’altra parte dell’obiettivo per sua caparbietà, è lei ad imporsi a Man Ray per diventare sua assistente», ha spiegato Vittoria Mainoldi una delle curatrici della mostra che lavora per ONO Arte Contemporanea. Mainoldi ha poi continuato dicendo che «in pochi anni divenne fotografa apprezzata e stimata fra i colleghi e nel mondo dell’arte. Le sue foto hanno un successo commerciale negli anni ’30 ma poi la sua vita cambia di nuovo per diventare una fotogiornalista durante la Seconda guerra mondiale. La Lee di quegli anni è un’altra donna ancora. In tutti i periodi descritti il suo occhio surrealista non viene mai meno». 

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