Sardine a Lecce, da Bologna persone con disabilità uditiva hanno seguito l’evento nazionale

L’aiuto del locale “L’Altro Spazio” di Bologna, nell’evento nazionale delle 6000 Sardine a Lecce, ha permesso a chi ha una disabilità uditiva di seguire la manifestazione. Ma alcune criticità organizzative rimangono e hanno anche minacciato la partecipazione di tutti.  

C’era un pezzo di Bologna al Parco di Belloluogo di Lecce, sabato sera. Non solo perché il movimento delle 6000 Sardine, nato e cresciuto nella gavetta politica bolognese, ha organizzato lì l’evento nazionale “Stand up politics – Visioni dal sud”, agli sgoccioli del tour italiano “Meno selfie, più politica”. Ma anche perché, se le persone con disabilità uditiva hanno potuto seguire l’evento, è stato proprio grazie a un locale di Bologna, che si trova a metà strada tra piazza Maggiore e via del Pratello. È L’Altro Spazio di via Nazario Sauro, una realtà ricreativa che ha abbracciato un cambiamento virtuoso nel modo di socializzare e costruire inclusività, facendo dell’accessibilità per tutti il suo punto di forza. E in effetti, ai microfoni che hanno ospitato gli interventi (tutti numerati e a turno, per evitare la confusione dell’assembramento in tempi di Covid-19), c’era spazio sia per la voce che per la LIS, la lingua italiana dei segni.  

Peccato però che, per molti altri aspetti, l’accessibilità all’evento organizzato dalle Sardine a Lecce mostrasse alcune criticità. L’entrata non era ben segnalata. Blindata dal termoscanner laser che misurava la temperatura di tutti e da un addetto che controllava che il nome di ciascuno fosse sulla lista dei prenotati, risultava troppo lontana dal centro dell’evento. Anche dallo schermo che proiettava alcuni interventi. E dall’arena dei microfoni che davano voce alle idee di molti. In più, per arrivare al luogo di ritrovo deputato alla manifestazione, si doveva procedere su un terreno instabile e senza segnali: quello di un parco quando il sole è ormai tramontato. La partecipazione, per chi aveva una disabilità motoria, veniva così, irrimediabilmente, compromessa. Mancava, poi, una “pista- guida” illuminata in modo adeguato, soprattutto per le persone affette da disabilità visiva, o una segnaletica tattile apposita, che facesse sentire ognuno accolto. Anzi, il luogo della manifestazione, salvo i grandi fari al centro scena, era completamente buio.  

Eppure, gli interventi che si sono avvicendati, al microfono e sul grande schermo, ruotavano intorno ai due concetti chiave di “comunità”, e di “politica”. Politica, intesa proprio come “viaggio visionario” verso nuove frontiere di sviluppo, di partecipazione attiva, e di integrazione: «La mia casa non finisce alla mia porta. La mia casa è la città», ha detto il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, riprendendo le parole dell’intellettuale antifascista e scrittore, Carlo Levi. E ha proseguito: «Il senso di comunità parte dalla percezione di essere responsabili dei destini di chi ci vive di fronte».  

Anche Elly Schlein, vicepresidentessa della Regione Emilia Romagna, in videochiamata Skype, ha fatto appello al senso di comunità, e ha reclamato a gran voce una legge sulle parità salariali: «Voi Sardine avete il grande merito di aver risvegliato il muscolo atrofizzato della politica», ha detto, in una delle battute finali del suo intervento.  

L’Altro Spazio di Bologna ha dato un valido contributo a far sentire tutti più accolti. Ma la sfida futura del movimento bolognese delle 6000 Sardine, a questo punto, potrebbe proprio essere quella di connettere il pensiero genuino di partecipazione inclusiva dell’intera comunità all’agire politico quotidiano. 

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