Libero accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, domani un corteo a Bologna

Domani le organizzazioni transfemministe di Bologna organizzano un corteo per ricordare che la lotta per i diritti quali l’aborto e la libertà di decidere del proprio corpo è ancora necessaria. 

In occasione della giornata internazionale per l’aborto sicuro, libero e gratuito che si terrà domani 28 settembre diverse associazioni transfemministe cittadine bolognesi, le Mujeres Libres, Non Una di Meno Bologna, la MALA educaciòn e Laboratorio Smascheramenti hanno organizzato un corteo in Piazza del Nettuno per ribadire con forza il diritto delle donne, delle persone transgender e non binarie di avere libero accesso all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza). Un diritto, questo, che dovrebbe essere garantito dalla legge 194 (in vigore dal 1978) ma che nella realtà del nostro Paese viene ancora ostacolato da un’altissima percentuale di medici obiettori di coscienza. Basti pensare che all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna i ginecologi e le ginecologhe obiettori costituiscono il 71% del totale, come denunciano le Mujeres Libres.  

Un dato allarmante che il movimento femminista Non Una di Meno Bologna è riuscita a raccogliere grazie alla “Mappatura dal basso dell’obiezione di coscienza in Emilia Romagna”, appena realizzata grazie alla collaborazione di vari collettivi locali come Ipazia libere donne, la Casa delle Donne di Ravenna, le Mujeres Libres Bologna e tante altre. Un’idea nata dall’assemblea nazionale di Non Una di Meno tenutasi a gennaio 2021, che ha invitato le associazioni NUDM di ciascuna regione a proseguire nel lavoro di mappatura per arrivare ad ottenere un quadro generale della situazione in tutta Italia.  

Il gruppo di coordinamento sopracitato si è appellato al diritto all’accesso civico generalizzato, ovvero la possibilità di accedere a ulteriori dati, documenti e informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni rispetto a quelli già pubblicati, ed è così stato possibile scoprire il numero degli obiettori e delle obiettrici negli ospedali e nei consultori dell’Emilia Romagna.  

Tuttavia non è stato semplice, come spiega Laura Romana dell’organizzazione femminista Non Una di Meno: «Bisogna registrare il fatto che l’Azienda sanitaria Usl di Bologna è stata tra le più reticenti dell’intera regione a dare libero accesso ai dati sul personale obiettore e quando li ha forniti, in maniera parziale, non è stato possibile inserirli all’interno del processo di analisi che abbiamo scelto, ovvero suddividerli per tipo di professione e relativi ai vari presidi ospedalieri e consultori». Un episodio che, sommato ad altre realtà ancora più drammatiche presenti nel nostro Paese, come per esempio quella del Molise, dove l’unico ginecologo non obiettore presente sul territorio non è potuto andare in pensione per mancanza di sostituti, ha spinto tutte queste associazioni transfemministe ad organizzare il corteo per portare al centro dell’attenzione un tema purtroppo non ritenuto di primaria importanza.  

«Quello che a noi preme far capire è che l’aborto e tutto ciò che riguarda la salute riproduttiva e sessuale delle persone gestanti è legato al benessere generale. Si tratta di un diritto fondamentale e non può essere negato e ostacolato. Rimane tutt’ora difficile anche ottenere la somministrazione della pillola abortiva RU486 e ciò comporta moltissimi disagi per tutta una serie di motivi, sia personali sia economici», spiega ancora Laura Romana. 

Il corteo è anche una forma di protesta verso le associazioni antiabortiste e al loro libero accesso negli ospedali e nei consultori, rafforzato da alcune circolari che mettono tra l’altro in discussione le linee guida ministeriali sulla RU486.  L’appuntamento è quindi per domani alle ore 17.30 in Piazza del Nettuno, non per celebrare una ricorrenza, ma per ricordare che la lotta per diritti fondamentali quali l’aborto, l’autodeterminazione e la libertà di decidere del proprio corpo è ancora necessaria. 

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