Sul prezzo del pomodoro non c’è l’accordo, la denuncia di Coldiretti

Mentre i pastori sardi cercano di trovare un accordo con il governo sul prezzo del latte, i produttori di pomodori dell’Emilia-Romagna sono ancora lontani dall’accordo con gli industriali sul prezzo del pomodoro per il 2019 quando è già tempo per la semina. La preoccupazione della sede regionale dell’ associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana Coldiretti Emilia-Romagna è alta perché ha constatato come i tempi per la formulazione del prezzo quadro siano stati disattesi.
 
«È necessario che le Organizzazione di Produttori (OP) diano seguito all’accordo tra loro sottoscritto e rivolto all’industria per arrivare a un prezzo finalmente remunerativo per le imprese, anche attraverso tabelle qualitative che valorizzino il prodotto. A rischio è un settore che in Emilia Romagna produce 2 milioni di tonnellate di prodotto su 4,6 milioni di tonnellate a livello nazionale», ha dichiarato Coldiretti regionale.
 
L’associazione vorrebbe un accordo simile a quello siglato pochi giorni fa in Coldiretti fra i produttori di pomodoro del Mezzogiorno e la Princes Industrie Alimentari, società britannica che gestisce a Foggia il più grande stabilimento in Europa per la trasformazione del pomodoro. Princes e Coldiretti svilupperanno congiuntamente un’innovativa piattaforma digitale che garantirà la tracciabilità del prodotto lungo tutta la filiera e il rispetto di tutti i requisiti previsti. I coltivatori si vedranno riconosciuto un prezzo di acquisto equo, basato sugli effettivi costi sostenuti per rispettare il disciplinare di produzione previsto.
 
Da anni Coldiretti Emilia-Romagna chiede la creazione di un distretto del pomodoro, ma «nessuno ha mai voluto fare niente perché è più comodo lasciare l’attuale far west, dove ognuno cerca di strappare un vantaggio in più. Con il distretto invece tutti soggetti della filiera sarebbero impegnati a rispettare le regole, con l’ente pubblico nel ruolo di certificatore del rispetto delle norme nei vari passaggi lungo tutta la filiera, dalla produzione ai trasporti, dalla trasformazione alla grande distribuzione», ha incalzato l’associazione.
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