Si facevano inviare il Pin delle carte di credito e prelevavano dai conti delle vittime, arrestati

Convincevano le vittime ad inviare il codice pin della nuova carta di credito e poi prelevavano dai loro conti, con una truffa di circa 400mila euro.

Hanno truffato quasi un centinaio di persone per oltre 400 mila euro, convincendo le vittime a inviare per SMS il codice pin delle loro nuove carte di credito. Sono i motivi che hanno portato all’arresto a Bologna di 5 campani e alla denuncia a piede libero di altri 6 componenti della banda da parte dei carabinieri, con accuse di associazione a delinquere, riciclaggio, truffa, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi. L’associazione criminale era attiva, sempre con gli stessi metodi, in sette regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna e in poco più di un anno – da marzo 2019 ad aprile 2020 – ha realizzato 90 colpi.  

La vicenda ha inizio a marzo 2019, quando un anziano bolognese si rivolge ai Carabinieri della Stazione Bologna San Ruffillo per denunciare una serie di prelievi non autorizzati sul suo conto, con cui erano stati rubati circa 6.500 euro. Il tutto è avvenuto in seguito a una strana telefonata, in cui una donna, componente della banda, era riuscita a convincere la vittima a fornirle il codice pin della sua nuova tessera bancomat. La donna, presentandosi come una dipendente bancaria, aveva infatti finto che ci fossero dei problemi di spedizione della nuova carta dell’anziano, di cui però l’uomo conosceva già il codice perché inviato dal suo istituto di credito qualche giorno prima, con un metodo che doveva servire ad aumentare la sicurezza delle nuove tessere.

Le buste che contenevano le carte venivano invece rubate da altri complici nei compartimenti postali di varie regioni, tra cui anche il compartimento di Bologna. A questo punto, con il pin estorto dalla finta dipendente bancaria, altri componenti della banda, distribuiti tra le varie province, effettuavano prelievi per alleggerire i conti delle vittime. Tutte le operazioni illegali venivano inoltre compiute con cellullari e dispositivi elettronici molto vecchi, acquistati con documenti falsi per non lasciare traccia.  

Il giro di denaro permetteva ai vertici della banda, un 54enne e suo cognato 39enne, di condurre uno stile di vita all’insegna del lusso, in ristoranti stellati e a bordo di macchine sportive prese a noleggio.  

 

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