Lavoro e paghe basse, a Bologna l’idea di un Carta diritti addetti welfare  

Ci sarebbe stata «una buona intesa» tra il sindacato Adl Cobas e l’assessore al Welfare del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo, sull’istituzione di una “Carta dei diritti del lavoratore sociale”.

Un intervento immediato per risolvere il problema dei salari bassi, aggravato dall’aumento dell’inflazione, e per il futuro l’idea di «predisporre una Carta dei diritti del lavoratore sociale». Questo, in sintesi, è quanto emerso al termine dell’incontro tra i rappresentanti di Adl Cobas e l’assessore al Welfare del Comune di Bologna, Luca Rizzo Nervo, che ha ricevuto una delegazione del sindacato a seguito del presidio a cui i lavoratori del sociale hanno dato vita proprio sotto Palazzo D’Accursio.  

Parlando alla ‘Dire’ all’uscita dal summit con l’assessore, gli esponenti del sindacato si mostrano tutto sommato soddisfatti, spiegando che da parte di Rizzo Nervo «c’è stato un buon riscontro» e che sembra esserci «una buona intesa» sulle azioni da mettere in campo in futuro «sui bandi e sulla costruzione di una Carta dei diritti del lavoratore sociale, idea che all’assessore è piaciuta». Per quanto riguarda la questione salariale, che come ribadiscono da Adl Cobas «va risolta nell’immediato, perché non si possono aspettare i nuovi bandi», da Rizzo Nervo «non è arrivata una risposta immediata, che del resto non poteva esserci», ma c’è stata «una presa in carico delle nostre richieste, con l’impegno di riportarle al sindaco Matteo Lepore». E che il problema del salario sia, in questo momento, quello più sentito dai lavoratori, lo dimostrano I cartelli esposti dai partecipanti al presidio, che chiedono «un salario degno ora» e rilevano che «l’inflazione è al 7% ma lo stipendio resta uguale», denunciando quindi che «qualcosa non quadra». 

Le rivendicazioni, però, non sono solo di carattere economico, visto che i manifestanti lamentano anche condizioni di lavoro quasi impossibili. Questo deterioramento delle condizioni di lavoro, affermano, è dimostrato dal fatto che nel settore del welfare «si sta assistendo ad una fuga di professionalità» dovuta proprio «al fatto che si è costretti a lavorare in condizioni spesso insostenibili e con uno stipendo inadeguato». 

Tra le storture denunciate da Adl Cobas ci sono «straordinari non pagati, obbligo di tenere sempre il telefono acceso, scarso aiuto psicologico» e le «notti passive», definite in uno dei cartelli uguali alla schiavitù, trattandosi, spiega uno dei partecipanti al presidio, di una sorta di «reperibilità quasi non pagata». Da qui la richiesta al Comune di agire per migliorare la situazione, intervenendo da subito sui salari e garantendo, per il futuro, condizioni di lavoro migliori, magari rivedendo la politica dei bandi, che in questi anni, denunciano dal sindacato, «sono stati costruiti sempre più al ribasso», e cambiando rotta sul fronte delle esternalizzazioni dei servizi. 

 

fonte: Agenzia «Dire»

foto: Dire

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