Coronavirus e violenza sulle donne, Europa Verde: «Più fondi ai centri antisoprusi» 

Secondo la consigliera del Gruppo Europa Verde, Silvia Zamboni, i 3 milioni di euro annunciati dal governo per i centri anti-violenza sulle donne non bastano  perché la convivenza forzata dovuta al periodo di quarantena «sta aggravando l’esposizione a comportamenti violenti».

Più attenzione e sostegno all’attività dei Centri anti-violenza sulle donne messi anch’essi sotto pressione dall’emergenza Covid-19. È ciò che ha chiesto oggi alla Giunta regionale il Gruppo Europa Verde con un’interrogazione della consigliera Silvia Zamboni con cui si chiedono maggiori fondi che sostengano le fondamentali attività svolte dai Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna». Il Gruppo Europa Verde dell’Assemblea con la sua ultima interrogazione raccoglie e rilancia, dunque, l’allarme lanciato dall’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – che segnala dati molti preoccupanti rispetto alle richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenze domestiche. «Dalla rilevazione condotta tra le 80 organizzazioni che aderiscono alla Rete emerge un incremento delle richieste di supporto del 74,5 per cento (oltre 1200 donne in più) rispetto alla media mensile registrata con l’ultimo rilevamento statistico (2018)», commenta il gruppo Europa Verde. 

In Emilia-Romagna, da un’analisi a campione fatta sui dati di 4 centri (Lugo, Ferrara, Modena, Reggio Emilia), risulta che a marzo 2020 – rispetto allo stesso mese del 2019 – sono aumentate le richieste di ospitalità specialmente in emergenza (28% contro l’11% del 2019); che nel marzo 2020 le donne vittime di violenza che per la prima volta hanno chiesto aiuto con figli/e sono pari al 69% (nello stesso mese del 2019 erano l’82%); sono più spesso vittime di violenze fisiche (67% nel marzo 2020 contro il 53% di marzo 2019); gli autori delle violenze sono più spesso coniugi e conviventi (70% nel marzo 2020 contro 57% nello stesso mese 2019). 

Il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna conferma che il Covid-19 non ha fermato l’attività nei Centri antiviolenza e nelle Case rifugio ad indirizzo segreto. «Con l’interrogazione il Gruppo Europa Verde chiede alla Giunta regionale se intenda adoperarsi per contribuire alla diffusione delle informazioni sulle attività di supporto svolte dai Centri antiviolenza sulle donne della regione, rivolgendo la propria attenzione anche alle donne immigrate che sono meno informate sulle possibilità di supporto attivabili da parte delle istituzioni e della legge italiana», dice il Gruppo Europa Verde. Infine, il Gruppo si chiede «se la Giunta intenda istituire fondi regionali strutturali su base pluriennale finalizzati a sostenere in maniera continuativa il lavoro dei Centri antiviolenza presenti sul territorio regionale così da garantire una programmazione delle attività temporalmente più estesa e meglio cadenzata». 

Secondo Silvia Zamboni, la convivenza forzata dovuta al periodo di quarantena «sta aggravando l’esposizione a comportamenti violenti di cui molte donne erano già vittime o diventa causa di nuove violenze domestiche». La consigliera fa, dunque, un appello: «Servono ulteriori risorse rispetto ai 3 milioni annunciati dal governo con il decreto Cura Italia, sia per reperire alloggi di emergenza sia per sostenere attività fondamentali quali la formazione e l’inserimento lavorativo delle donne. Non si possono lasciare soli i Centri antiviolenza in questa fase di emergenza. E anche in futuro, quando le richieste di supporto potrebbero aumentare ancora», ha detto Zamboni.

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