«Né vittime né carne da lavoro, siamo donne e uomini migranti» 

Sabato 15 febbraio i migranti scendono in piazza a Bologna contro il razzismo e lo sfruttamento 

«Abbiamo toccato terra dopo aver attraversato il mare. In Libia abbiamo affrontato carcerieri e stupratori e in Italia ministri che, pur di fermarci, hanno chiuso i porti e si sono accordati con chi ci vende come schiavi. Eppure, noi donne e uomini migranti a terra ci siamo arrivati lo stesso. A terra però dobbiamo continuare a lottare per non ricevere un diniego, per non essere sbattuti fuori dall’accoglienza, per non essere ricattate, sfruttate e molestate al lavoro, per non perdere i documenti e diventare clandestini». Con queste parole il Coordinamento migranti di Bologna comincia un comunicato con cui avvisa che sabato 5 febbraio scenderanno in piazza a Bologna per manifestare contro il razzismo e lo sfruttamento a lavoro perché stranieri. 

La manifestazione nasce dopo aver costruito un percorso di assemblee che coinvolge comunità e associazioni, richiedenti asilo, lavoratori e lavoratrici migranti consapevoli che Salvini non c’è più ma i suoi decreti ci sono ancora e vanno cancellati, che non basta liberarsi di un ministro se il razzismo sta nelle leggi. «Il permesso umanitario non ci sarà più e chi lo ha rischia di finire per strada. Richiedenti asilo e rifugiati vengono spostati in centri d’accoglienza che assomigliano a carceri come quello di via Mattei. I nuovi permessi speciali vengono concessi raramente e i dinieghi sono in aumento, mentre nuovi centri di espulsione sono in costruzione e nessuno parla più di Ius soli, Ius culturae e cittadinanza», si legge sulla pagina del Coordinamento migranti Bologna. 

Ma alle favole non ci credono più. «Abbiamo costruito una vita in questo Paese nonostante la precarietà del lavoro in fabbrica, nei magazzini e nelle case, nonostante il razzismo che giustifica salari più bassi, condizioni di lavoro peggiori e affitti più alti, nonostante sia sempre più difficile e costoso rinnovare il permesso di soggiorno e ottenere la cittadinanza. Intanto, scioperi e blocchi vengono criminalizzati mentre ci dicono che di noi hanno bisogno solo per farci fare lavori da fame. Manifesteremo per rifiutare questa condizione di sfruttamento», incalza il Coordinamento migranti. 

foto: Coordinamento migranti Bologna

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