L’Università di Bologna dedica un corso di laurea a Emma Pezemo, studentessa vittima di femminicidio

Non solo un corso di laurea, ma a Emma Pezemo saranno dedicate anche una sala studio e una laurea in sua memoria e in memoria delle donne vittime di violenza.

Una sala studio, un corso di laurea e una laurea alla memoria. Sono le azioni messe in campo dall’Università di Bologna per ricordare Emma Pezemo, la studentessa dell’Alma Mater violentemente uccisa e straziata dal suo fidanzato tra l’1 e il 2 maggio scorsi. Il suo corpo è stato ritrovato fatto a pezzi in un bidone della spazzatura. Il corso di laurea che prenderà il suo nome sarà quello a cui era iscritta (laurea magistrale in Sociologia e Servizio Sociale),  il dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia le dedicherà un’aula, mentre Er.Go (Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori) le dedicherà una sala studio. «Vorremmo che la laurea (che le dedichiamo) fosse anche un simbolo del nostro impegno per ricordare Emma come parte della nostra comunità», ha dichiarato il Rettore dell’Alma Mater di Bologna, Francesco Ubertini durante la seduta del Senato Accademico di oggi. 

Emma era originaria del Camerun, aveva 31 anni, e le mancavano 4 esami per conseguire il titolo di laurea magistrale in Sociologia e Servizio Sociale. Sono state le sue amiche e compagne di studentato a dare l’allarme: l’hanno vista l’ultima volta sorridente, radiosa, vestita per uscire nel giorno di festa del Primo Maggio con quell’uomo di cui certamente si fidava e dal quale probabilmente mai aveva pensato di doversi difendere. 

«Un femminicidio, un altro, il trentottesimo in Italia dall’inizio dell’anno, quasi tutti perpetrati da mariti, compagni, ex fidanzati, negli ambienti e contesti socio-culturali più diversi. Qualcuno potrebbe obiettare che ne parliamo oggi, qui, solo perché siamo stati toccati da vicino, perché la vittima era parte del nostro stesso mondo, ma l’obiezione corrisponde, solo in parte, a verità», ha affermato il Rettore. 

Secondo Ubertini, l’Università ha l’obbligo di essere istituzione trainante per un cambiamento culturale contro la violenza sulle donne. «Dobbiamo aiutare la società a disinnescare stereotipi, a scardinare meccanismi spesso inconsci, gli stessi che nel discorso che intesse i fatti di cronaca tendono a ricercare le ragioni, come se potessero essercene, o a identificare nel raptus o nella follia la leva della violenza». 

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