La strage del 2 agosto a Bologna diventa un videogioco interattivo

Una visual novel, sotto forma di app, della strage neofascista del 2 Agosto 1980 alla Stazione di Bologna. Ideata dall’IPID (Italian of Indie Developers) e disegnata dai ragazzi dell’Accademia delle Belle arti. L’obiettivo è arrivare anche al cuore e alla memoria dei più giovani.  

È nata, pochi giorni fa, BO020880: un “visual novel” (una narrazione illustrata) interattiva che parla a tutti della strage del 2 Agosto di 40 anni fa alla Stazione Centrale di Bologna che uccise 45 uomini e 40 donne e lasciò ferite 200 persone. Disegnata per intero dai ragazzi e dalle ragazze dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna, è stata ideata dall’IPID (Italian Party of Indie Developers), un gruppo di sviluppatori di videogiochi bolognesi, con la supervisione dell’Associazione delle Vittime della Strage di Bologna del 2 Agosto 1980. L’obiettivo è di avvicinare anche i più e le più giovani alla comprensione di quegli istanti, interminabili, prima che l’ordigno a comando di esplodere alle 10:25, scoppiasse. Lancette rimaste a memoria eterna di quella, terribile, strage neofascista.  Una mappa geografica della memoria quindi, a metà tra lo storytelling e il reportage giornalistico. Incentrata su quei momenti, pieni di gesti e storie di vita individuali. Ci sono, poi, anche i luoghi della vicenda. Come la sala d’aspetto di seconda classe, nell’ala Ovest della stazione. Dove, dentro una valigetta abbandonata in un portabagagli, c’era, appunto, la bomba. 

Scaricata l’app, ci si trova immediatamente catapultati all’esterno dell’ingresso principale della stazione centrale di Bologna. Siamo in Piazza delle Medaglie d’Oro. In lontananza, si vede un treno passare, ininterrottamente. Il sistema ti invita a cliccare su uno degli occhi chiusi disegnati e disseminati in tanti punti del display, che altro non sono che le postazioni esatte dove i coinvolti si trovavano quel 2 Agosto di quarant’anni fa, secondo le ricostruzioni. Vicino alle strisce pedonali che portano in stazione, alla fermata dell’autobus, sul piazzale della stazione. Cliccandoci sopra, l’occhio si apre. Così, come con un grande zoom, si entra, in punta di piedi, nelle storie di vita ordinaria di un giorno d’estate come tanti: inizia il racconto visuale della storia degli uomini e donne che si trovavano alla stazione proprio in quel momento tragico.  

Noi sappiamo cosa accadrà, perché il tempo è passato, e siamo fuori dalla vicenda. Conosciamo i fatti, esercitando la memoria. Ma i protagonisti, immersi in quel giorno di 40 anni fa, non sanno. Sono rimasti fermi, a quell’istante spezzato delle 10 e 25 minuti del mattino. Noi li visualizziamo tutti. E il dolore avanza. C’è Francesco, ad esempio, che chiacchiera con il collega Fausto appoggiato al suo taxi, mentre fuma una sigaretta. Antonio, che si avvia con le sue canne da pesca verso la stazione. Roberto, invece, sta andando verso la cabina telefonica per chiamare a casa. C’è Antonio, poi, che legge un fumetto “Tex” per ammazzare l’attesa. Una giornata come tante altre, di sole, di vacanza, di preoccupazione, di frenesia.  

«Per i ragazzi, la strage di Bologna è… non saprei, come le guerre puniche. Troppo distante. Bisogna trovare un modo, però, anche oggi, di raccontarla», dice Aldo Balzanelli, giornalista e moderatore dell’appuntamento della rassegna “Cortile in comune” a cura della Fondazione Innovazione Urbana, dedicato anche a questa nuova tecnologia, e all’impatto che potrebbe avere sulle nuove generazioni.  La visual novel ha un garbo particolare, che avvicina al dolore ed esplora l’amarezza sconfinata di quei momenti. Grazie anche alle musiche originali di sottofondo al racconto, composte dalla cantante, polistrumentista e compositrice bolognese Marta Ascari. 

«Mi sono reso conto che moltissimi studenti non sapevano cosa fosse realmente accaduto il 2 Agosto del 1980. Ognuno fa quello che può, anche per fronteggiare la rabbia che viene in determinati momenti della propria vita, di fronte all’oblio. Io sapevo fare videogiochi. Sono bolognese. E avevo dieci anni quando c’è stata la strage. Così, è scattata la scintilla», dice Ivan Venturi, uno degli ideatori della visual novel. E continua: «Questo non è un videogioco, perché non ha un obiettivo». Perché la strage di Bologna non è stata, e non può essere rappresentata attraverso un gioco: «È, semplicemente, un medium digitale che raggiunge soprattutto i ragazzi. Vorrei fosse uno strumento vivo. Almeno, lo spero». 

Foto: dall’App BO020889 

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