È morto Robert Hellenga, lo scrittore americano che raccontò la strage di Bologna in un suo romanzo 

Il 18 luglio 2020 è morto a Galesburg nell’Illinois, all’età di 78 anni, Robert Hellenga, uno scrittore americano molto innamorato dell’Italia, alla quale ha dedicato molte pagine dei suoi dieci romanzi. Robert Hellenga è stato il primo “visiting writer” all’Università di Verona nell’anno accademico 2008/09, invitato per i suoi meriti letterari, perché scrittore di romanzi di grande leggibilità, divertimento e umanità; per le sue qualità professionali perché professore di letteratura inglese presso il Knox College di Galesburg, per il suo merito eccezionale di essere un vero amante dell’Italia tanto da parlarne fluentemente la lingua, cosa non facile per un americano del Midwest. 

Il suo primo romanzo, The Sixteen Pleasures/ I sedici piaceri, pubblicato nel 1994 e in italiano dalla Newton-Compton nel 1999, dopo essere stato respinto da 39 editori, divenne ben presto un bestseller. Ambientato a Firenze durante l’inondazione del 1966 segue le vicende di uno degli “angeli del fango”, che salvando i libri antichi dall’estinzione trova la copia originale dei Modi, i sonetti lussuriosi dell’Aretino illustrati con i disegni pornografici di Giulio Romano. Il romanzo si legge come un godibile giallo di scoperte artistiche nell’Italia della dolce vita, come un resoconto del boom economico e dell’inevitabile intrattenimento dell’amore sensuale mediterraneo. 

Lo stesso Robert Hellenga ha vissuto a Firenze con la famiglia per due anni nel 1973-74 e la città diventa quasi protagonista nel comico romanzo del 2007, The Italian Lover/L’amante Italiano, dove un’americana incontra l’uomo più affascinante della sua vita, che Robert Hellenga mi confidò era stato ispirato dalla personalità poliedrica di Dario Fo. 

Il romanzo che raccontò la strage di Bologna

Senza dubbio il romanzo più memorabile dell’intera produzione di Hellenga è The Fall of a Sparrow 1998, tradotto da chi scrive col titolo Bologna Blues (Diabasis, Reggio E., 2000). Alan Woodhull (Woody, personaggio che ritorna in altri scritti), docente di letterature classiche nel Midwest cerca la verità sulla morte della figlia primogenita, vittima della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Si trasferisce, dunque, a Bologna per assistere al processo contro gli imputati del delitto terroristico, ma anche per rivivere i luoghi, gli incontri, le giornate della figlia, studente universitaria in Italia. Bologna lo coinvolge e lo travolge. A Bologna, lui così triste e afflitto da una perdita incolmabile rinasce a nuova vita, incontra un nuovo amore e comincia ad accogliere in sé il senso del perdono verso coloro che gli hanno ucciso la figlia Cookie. Nel frattempo le altre due figlie, in America, si scontrano con la dura realtà della vita adulta: la ricerca del lavoro, gli amori instabili, la solitudine di chi si dedica a esperienze diverse. Costruito in modo ammirevole, con una prosa vivace, musicale, come il suo protagonista Woody, che è un bluesman, a volte sincopata, che pare ritmata sull’esempio della musica country e dei blues, il romanzo non si presenta come un’inchiesta, ma piuttosto come una meditazione sulla vita, sulla morte e sulla saggezza di continuare a vivere. Bologna Blues dentro alla trama principale della strage di Bologna contiene altre trame che mettono in scena le vite di tante persone, tra le quali spicca quella del mercante di tappeti persiani che fa capire a Woody quanto è vario il mondo. Esistono alcuni racconti di autori anglofoni che alludono alla strage di Verona, ma nessuno è riuscito a scriverne in modo calmo e credibile come Robert Hellenga. 

Bologna Blues fu pubblicato nel ventennale della strage di Bologna. Robert Hellenga fu invitato da Paolo Bolognesi e dai famigliari delle vittime della strage a marciare in prima fila durante la manifestazione che ogni anno si tiene il 2 agosto a Bologna. Poi venne a Verona a presentare il romanzo alla libreria di Corso Santa Anastasia (ora Mondadori), dove il proprietario aveva riempito un’intera vetrina con copie del romanzo.  

Fu così che Robert Hellenga poi fu invitato come “visiting writer” all’università di Verona, dal 3 marzo al 16 aprile 2009, dove insegnò “teoria e pratica della traduzione”, traendo spunto dal suo romanzo The Italian Lover, agli studenti del corso di Editoria, che assieme alla moglie invitava a pranzo o a cena nel suo alloggio vicino all’università. Quando partì ci lasciò un breve racconto, Six Weeks in Verona / Sei Settimane a Verona, pubblicato dall’Università e dalla Biblioteca Civica, che l’ha messo on-line nel suo sito. Poi scrisse The Confessions of Frances Godwin (2012), dove ricorda Verona. Gli ultimi due scritti sono The Truth about Death and Other Stories (2016) e Death Love and Rare Books (2020), un godimento di libro che si legge dall’inizio alla fine senza riuscire a smettere. Un vero regalo per i veri lettori di romanzi, nella loro forma tangibile!  

È morto il 18 luglio 2020, circondato dagli affetti più cari, dalla moglie Virginia, latinista, e dalle sue tre figlie, Rachel, Caitrine e Heather, la quale ha studiato a Firenze ed è maestra elementare. 

Di Robert ci mancherà molto il suo equilibrio, la sua dolcezza, la sua ironica, densa, vera scrittura americana piena di onestà intellettuale e morale.

 

Nella foto: Robert Hellenga alla stazione di Bologna nel 2000, mentre suona un bues.

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