Negozio di canapa “light” non aprirà perché vicino a una scuola, vittoria della Lega a Correggio 

Può l’apertura di un negozio di canapa creare ancora tanto fastidio? A Correggio, piccola cittadina in provincia di Reggio Emilia, a quanto pare sì. Il titolare del negozio “Cannabis light district Correggio”, Massimiliano Veronesi, si è visto arrivare addosso il livore di alcuni cittadini indignati per la vicinanza del negozio ad un istituto scolastico del centro storico. «Faremo di tutto perché ciò non accada. Combatteremo in tutte le sedi possibili, non avranno vita facile», era stato il commento di Riccardo Rovesti, coordinatore della Lega di Correggio. Una “battaglia” la sua tramutatasi infine in un’ordinanza del Comune della cittadina emiliana che ha vietato l’apertura dell’attività.  

Il titolare del negozio è rimasto a dir poco basito per questa decisione. Fatica ancora a credere che mesi di duro lavoro siano stati spazzati via così, a causa di una polemica nata, tra l’altro, su Facebook. Polemica che a quanto pare ha influenzato e cambiato le decisioni del Comune. E infatti, il suo sconcerto è tutto per il Comune che due mesi fa, quando si presentò a fare domanda per ottenere la licenza, non solo non fece alcuna obiezione sulla scelta dei locali, ma gli concesse la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività). «Dovevo aprire il 4 maggio, ma non ero sicuro di avere il permesso dopo l’ultimo decreto e inoltre non mi erano ancora arrivati diversi prodotti, perciò avevo deciso di rimandare l’apertura al 18. Invece, dopo aver chiamato in comune lunedì pomeriggio, una addetta dell’ufficio del commercio mi ha comunicato così, come se nulla fosse, che non potevo più aprire la mia attività. Pensavo fosse uno scherzo», spiega Veronesi.

Il titolare, 46enne, non ha potuto nemmeno vedere questa ordinanza che vieta l’apertura della sua attività, ma gli è stato solo comunicato per telefono che non può aprire il negozio in prossimità di istituti scolastici e di chiese. «Non potevo crederci, appunto perché due mesi fa la questione non esisteva quando ho presentato domanda. Anzi, se mi avessero accennato il minimo problema sarei stato più che disponibile a mettermi d’accordo con il Comune e a trovare un’altra posizione al mio negozio, anche in periferia. Ma adesso non so come fare, il locale è pronto e anche volendo trasferirmi non ho più le possibilità economiche», dice Veronesi. 

Poi, qualche giorno fa il Comune lo ha chiamato per segnalargli un cavillo burocratico: risultava che il codice ATECO del negozio non fosse a uso commerciale, bensì a bene di persona. «Ho chiamato subito il proprietario del locale, che mi ha però assicurato sul fatto che al catasto l’attività fosse registrata a uso commerciale. Ad ogni modo, il mio commercialista si è recato in Comune per risolvere il problema, ho anche i documenti che lo attestano», spiega il 46enne. Ora Veronesi pensa si passare alle vie legali. «Mi sono già rivolto ad un legale e farò ricorso al TAR. Non ho altra scelta», dice il titolare di “Cannabis light district Correggio”.  

Il 46enne non è comunque lasciato solo. Bisogna dire che tanti altri correggesi hanno alzato la voce sui social per difenderlo, increduli per quanto è accaduto. Resta comunque l’incredulità che in un tempo di crisi economica come quello che stiamo vivendo si possa muovere guerra a un commerciante. La vendita di cannabis light è vietata ai minori di 18 anni, esattamente come le sigarette. Tuttavia, la presenza di tabacchini davanti o molto vicini alle scuole non ha mai creato alcun problema ai genitori di Correggio. Forse c’è ancora troppa ignoranza sull’argomento “cannabis” e troppa poca voglia di informarsi, ma di certo non è giusto che a pagare sia un lavoratore onesto, al quale aspetta una lunga battaglia legale.  

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