Messaggio a un corriere Bartolini: “Untore”

Si pensava che accusare una persona o una categoria di persone di essere “untori” del coronavirus fosse un’era già passata. E invece no. Adesso nel mirino ci sono i corrieri espresso della ditta di logistica Bartolini, la cui sede è nella zona Roveri di Bologna. Proprio ieri l’avvocata Cathy La Torre ha ricevuto una segnalazione da un corriere della Bartolini: una scritta “untore” sul furgone che usa per le consegne. Bartolini è finita sotto l’occhio del ciclone perché nei suoi depositi delle Roveri, a Bologna, si è sviluppato un focolaio Covid. Il lavoratore che ha fatto la segnalazione ha chiesto di restare anonimo per paura di eventuali ritorsioni. «Mi duole che nella mia Bologna qualcuno colpevolizzi chi è vittima di un mercato del lavoro che spinge a ignorare pure le più banali precauzioni per fingere che tutto sia già tornato “come prima”. Perché è chiaro che nessuno decide di rischiare la propria vita per portare a casa uno stipendio che basta appena a sopravvivere e, se lo fa, è perché non ha alternative», scrive La Torre. L’avvocata, inoltre, fa sapere che secondo le denunce di tutti i sindacati, il settore della logistica riserva ai lavoratori condizioni di lavoro pessime, tra contratti pirata, straordinari non pagati, turni massacranti, precarietà e dunque ricattabilità diffusa. 

«In attesa dell’indagine della magistratura, voglio ricordare che la sicurezza nei luoghi di lavoro è responsabilità dell’imprenditore e che è intollerabile far ricadere la responsabilità su chi è l’ultimo anello di una catena. Voglio dire alla mia Bologna: tira fuori gli anticorpi contro odio e pregiudizio e apri gli occhi. I fattorini della Bartolini non sono “untori” ma semmai lavoratori che hanno contratto il virus senza volerlo», chiosa La Torre.

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