Residenza ai richiedenti asilo, a Bologna una proposta per sviare legalmente il decreto Salvini

«È necessario tornare su un ordine del giorno presentato a gennaio che non è più rinviabile: l’invito al sindaco di BolognaVirginio Merolaa predisporre atti amministrativi idonei a consentire l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo sulla base di un documento diverso dal permesso di soggiorno». Sono le parole del consigliere Federico Martelloni del partito Coalizione civica nel suo intervento di ieri in Consiglio Comunale. Il tema più affrontato in Consiglio è stato proprio il ricorso accolto lo scorso 2 maggio presentato dagli avvocati Paola Pizzi ed Antonio Mumolo dell’associazione Avvocato di Strada Onlus, a tutela di due cittadini stranieri richiedenti asilo a Bologna. A queste persone era stata negata la domanda per l’iscrizione anagrafica al Comune sulla base delle disposizioni della legge 132 del 2018, noto come il decreto Salvini.  La giudice Matilde Betti ha riconosciuto la fondatezza della domanda e ha ordinato al sindaco di Bologna, in qualità di Ufficiale di Governo, di iscrivere i ricorrenti nel registro anagrafico della popolazione residente, secondo le disposizioni previste per le persone senza fissa dimora.  

«Il decreto Salvini ha apportato apparentemente la preclusione all’iscrizione anagrafica del richiedente asilo. Preclusione tanto da suscitare immediate critiche, anche di carattere giuridico, poiché la novella avrebbe escluso dal diritto fondamentale alla residenza anagrafica una specifica categoria di persone, in difetto di ragionevole motivazione che giustifichi il differente trattamento, con violazione dell’art. 3 della Costituzione», ha incalzato Martelloni. 

Alla richiesta di Coalizione civica di tornare sull’ordine del giorno di 4 mesi fa, ovvero sulla proposta dell’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo con un documento diverso dal permesso di soggiorno, è d’accordo anche la consigliera Amelia Frascaroli (Città comune): «Può dare forza e sostegno all’azione del sindaco che dà un indirizzo operativo ben preciso agli Uffici anagrafici del Comune di Bologna.  

Secondo Martelloni, «sarebbe una strada che oggi diviene non solo possibile ma addirittura obbligata, per decisione del Tribunale civile di Bologna: quella dell’interpretazione costituzionalmente orientata della legge, suggerita e riassunta nell‘ordine del giorno di gennaio». 

Anche il Tribunale ha osservato che nel rispetto degli articoli 2 e 10 della Costituzione, non può prevedersi una discriminazione nei confronti dei richiedenti asilo regolarmente soggiornanti che limiti il loro diritto all’iscrizione anagrafica. Lo stesso giudice ha chiarito che nel caso della iscrizione ai registri anagrafici non si verte in tema di erogazione di prestazioni in favore del cittadino straniero bensì di una «mera ricognizione anagrafica, da cui dipende la possibilità di esercitare una molteplicità di diritti: eventuale iscrizione scolastica, sottoscrizione di un contratto di lavoro, accesso alle misure di politica attiva del lavoroapertura di un conto corrente su cui il datore di lavoro possa versare il salario, ottenimento della patente di guida, determinazione valore ISEE per accedere a determinate prestazioni sociali, decorrenza dei termini sia per il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo sia per l’ottenimento della cittadinanza italiana». 

Secondo il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, la sentenza della giudice Betti sarebbe una «sentenza strana» e l’ennesimo invito ai magistrati a togliersi la toga, a candidarsi alle elezioni se vogliono cambiare le leggi. Ovvero il ministro continua a sostenere che il giudice non ha applicato la legge, ma l’ha interpretata a modo suo.  

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