Una brutta partita decisiva porta la Fortitudo Bologna in A2

A fine partita i tifosi hanno uscito lo striscione “Liberate la Fortitudo”: un manifesto che sottolinea la voglia di salvaguardare in primis lo stato di salute della società fortitudina.

Non è bastato il calore della Fossa dei leoni. Nemmeno i fischi e i cori dei tifosi bolognesi che hanno reso il Paladozza di piazza Azzarita una bolgia. La squadra di pallacanestro Fortitudo Bologna ieri sera è retrocessa in serie A2 perdendo con la squadra del Gevi Napoli. D’altronde se si sbagliano tanti, ma tanti, ma tanti tiri in una partita decisiva per la salvezza o la retrocessione si finisce in serie A2. Funziona così. Ed è andata così. Errori, errori su errori al tiro dal campo, da 3 punti e anche dalla lunetta da parte della squadra bolognese. La troppa tensione probabilmente nelle mani dei giocatori e il pallone che pesava troppo per una partita che, se persa, ti fa retrocedere, sono stati decisivi. Anche il Napoli rischiava di passare dalla A alla A2 e anche il Napoli ha giocato male, ma alla fine ha vinto.

È stata una partita combattuta. Testa a testa per 38 minuti, poi gli errori al tiro di Pietro Aradori e di Branden Frazier nonostante la buona partita di quest’ultimo, sul finale sono stati decisivi. La partita è finita 56 a 64 (punteggio molto basso) con il 56% dalla lunetta, appena 18% da tre e con 17 e 19 punti rispettivamente dei due americani Fraizer e Geoffrey Groselle, migliori in campo. Pietro Aradori 4 punti, Robin Benzing 1 punto e Gabriele Procida 5.

E così dopo tre anni la Effe torna in A2 con l’amaro in bocca e con lo slogan “Liberate la Fortitudo”. Un manifesto che sottolinea la voglia dei tifosi bianco-blu di salvaguardare in primis lo stato di salute della società fortitudina (ristrutturazione del debito per la preservazione della continuità aziendale). Poi magari anche rivedere qualche giocatore che non ha saputo prendersi le responsabilità di una partita decisiva come quella di ieri sera. E magari anche evitare in futuro numerosi rimpasti di allenatori e giocatori che non ha permesso di costruire un’identità stabile di gruppo. 

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