Congiunti, Cathy La Torre:«Le relazioni non sono solo quelle di sangue o quelle registrate»

L’ultima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, dove ha illustrato un allentamento delle restrizioni (dal 4 maggio) che tamponano il contagio dal Coronavirus, ha lasciato in balia di dubbi e perplessità moltissimi italiani. Le domande più frequenti nelle ultime ore sono state riguardo alle visite ai “congiunti”, al punto che il termine è diventato nel giro di poche ore il più cercato sul web. Ma chi sono i congiunti? “Tecnicamente”, ci informa l’avvocata bolognese Cathy La Torre tramite il suo account Instagram, «congiunto è un parente, tuttavia in una interpretazione estensiva è anche qualcuno legato a noi». Sui social è esplosa la protesta, poiché sono milioni gli italiani fuori sede che non hanno congiunti cui far visita nella città dove risiedono, come la stessa Cathy la Torre che è residente a Bologna ma ha i propri cari in un’altra regione. L’avvocata ha deciso quindi di farsi portavoce di tutti quei cittadini che sono rimasti esclusi e dimenticati dal nuovo decreto, scrivendo una lettera al premier Conte e al ministro dell’Interno. 

«Dobbiamo mostrare che le relazioni non sono solo quelle di sangue o quelle registrate», ha detto La Torre, lanciando inoltre l’hashtag #ricongiungici sui social, rivolto al presidente del Consiglio. «Ci sono milioni di persone, presidente Conte, che vivranno la fase 2 allo stesso modo della fase 1 e cioè privati di qualsiasi contatto umano, questo sulla base di una definizione, “congiunti”, che getta nell’ambiguità e non coglie tutte le forme dell’essere veramente congiunti», ha concluso l’avvocata.

La protesta, che sarebbe forse rimasta inascoltata se Cathy La Torre non si fosse fatta carico dei sentimenti e delle necessità di una buona fetta della popolazione, ha infine avuto la sua degna conclusione. Poco fa infatti, Palazzo Chigi ha chiarito che «congiunti sono anche fidanzati e affini», dando quindi ufficialmente il permesso di poter andare a trovare, sempre con tutte le dovute precauzioni, quegli affetti che non sono registrati su un certificato anagrafico, ma non per questo sono meno importanti nella vita di ognuno di noi. La Torre ha voluto comunque sottolineare di non volere un irresponsabile “liberi tutti”, per non scaturire le solite polemiche. 

È fondamentale che in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo nessuno venga lasciato solo, specialmente in balia di ambiguità di decreti e termini poco chiari. Anche sulla pagina Facebook “Spotted Bologna” sono state diverse le domande degli universitari fuori sede, molti dei quali rimasti “bloccati” in città per via del lockdown, riguardo ai possibili spostamenti per poter rivedere i propri cari. Non ci può essere una “Fase 2” solo per alcuni. Le nuove, piccole libertà che ci sono state nuovamente concesse devono essere di tutti perché tutti hanno diritto dopo mesi di solitudine e sofferenza di rivedere, seppur per poco e a distanza, i propri cari. 

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