Obbligavano donne a venire in Italia e prostituirsi, arrestata una coppia nigeriana

Riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione irregolare aggravato e sfruttamento della prostituzione ai danni di due giovani donne: sono i reati a cui dovranno rispondere una coppia di origini nigeriane (marito e moglie) Okogun Monica Amiokhe e Oboye Favour arrestati all’alba di questa mattina a Bologna e ora agli arresti domiciliari.  

Le indagini della polizia sono partite dalla denuncia di una donna a cui poi è seguita un’altra denuncia di un’altra ragazza. Secondo le accuse riscontrate dalle indagini, la donna che ha denunciato la coppia sarebbe stata reclutata nel suo Paese d’origine tramite l’inganno e un rito religioso che ne determina la sudditanza psicologica alla “Madame”. Poi l’avrebbero fatta prigioniera in Libia e infine portata in Italia nell’estate del 2017. Nel nostro Paese la vittima sarebbe stata portata in un centro di prima accoglienza in Sicilia e lì sarebbe stata prelevata da Oboye Favour che l’avrebbe portata a Bologna dove, insieme alla moglia, l’avrebbe obbligata a prostituirsi. 

La vittima, secondo la ricostruzione, sarebbe stata costretta con minacce a prostituirsi – insieme ad un’altra connazionale (la seconda denunciante) che da molto più tempo si trovava in quella situazione. Inoltre, sarebbe stata obbligata a consegnare loro tutti i proventi (a seconda della prestazione sessuale la ragazza doveva richiedere dai 10 ai 50 euro), oltre al pagamento di 300 euro mensili per poter dormire in un letto posto in terra della cucina dell’abitazione e di 150 euro al mese per potersi prostituire lungo il tratto di strada gestito dalla “Madame”, nella locale via Bentini. Il debito per il viaggio ammontava a 35.000 euro per la prima e a 55.000 euro, interamente pagati, per la seconda. Entrambe sottoposte ad uno stato di soggezione continuativa, approfittando della loro situazione di inferiorità psichica e di necessità, derivante anche dallo stato di irregolarità in un Paese del quale non conoscevano nemmeno la lingua. 

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