A Bologna Pro-Vita usa Pasolini per la sua propaganda anti-abortista 

«È vero, Pier Paolo Pasolini assunse posizione completamente da rigettare sul tema dell’aborto, ma ridurre a uno slogan da campagna elettorale uno dei più poliedrici autori del ‘900 è un fatto culturalmente degradante».

Hanno utilizzato una citazione di Pierpaolo Pasolini e la sua immagine su manifesti anti-aborto solo perché nel 1975 lo scrittore e regista bolognese aveva rilasciato in un’intervista posizioni contrarie all’aborto. È l’associazione Pro-Vita e Famiglia che a Bologna ha fatto incollare su appositi spazi dedicati a pubblicità la propria propaganda contro il diritto delle donne ad abortire con l’immagine di Pasolini proprio mentre nella cattolicissima Polonia si sta negando questo diritto alle donne ucraine vittime di stupri da parte dei russi.  

«È vero, Pier Paolo Pasolini assunse posizione completamente da rigettare sul tema dell’aborto. Egli scriveva nel 1975 sul Corriere della Sera che considerava l’aborto “una legalizzazione dell’omicidio” attirandosi le giuste e feroci critiche del movimento femminista e della sinistra parlamentare ed extra-parlamentare. Ma ridurre a uno slogan da campagna elettorale uno dei più poliedrici autori del ‘900 è un fatto culturalmente degradante. Soprattutto se l’obiettivo è quello di delegittimare le lotte che hanno portato alla conquista di un diritto fondamentale come l’aborto», ha scritto in un post l’associazione bolognese Festival dell’Antropologia sulla propria pagina Facebook taggando il sindaco Matteo Lepore. 

«Ci aspettiamo che si ponga rimedio ad una concessione che fa trasparire un messaggio violento, che utilizza le parole di uno scrittore scomparso 50 anni fa degradando il suo pensiero a merce da campagna elettorale», scrive il festival dell’Antropologia. L’associazione ricorda proprio a Lepore che il regolamento per le affissioni del Comune di Bologna recita: «La comunicazione non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose. Essa deve rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni e deve evitare ogni forma di discriminazione, compresa quella di genere». 

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