Abbattimenti dovuti ai motivi più futili, cui ad oggi nessuno pone un argine: la volontà dei privati di disfarsi degli alberi venuti a noia per i più svariati motivi.

Ai tanti alberi che sono in questi giorni in corso di abbattimento per le molteplici opere pubbliche (passante di mezzo, tram linea rossa) si aggiungono quelli già abbattuti (nodo di Rastignano) e quelli che si intendono abbattere a breve (ancora passante di mezzo, altre linee del tram, caserme dismesse).

Agli abbattimenti per opere pubbliche si vengono ad aggiungere tutti i danneggiamenti ed abbattimenti dovuti ai motivi più futili, cui ad oggi nessuno pone un argine: la volontà dei privati di disfarsi degli alberi venuti a noia per i più svariati motivi (è emblematico il caso del più bel bagolaro della Cirenaica, da noi a suo tempo segnalato), cui l’ufficio verde sembra strizzare l’occhio invece di porre divieti e di elevare sanzioni sulla base del Regolamento comunale del verde pubblico e privato, regolamento che rimane il più delle volte lettera morta. 

Si pone in questa cornice il caso delle potature dei giorni scorsi nella ex caserma Masini di via Orfeo (centro storico di Bologna). Queste potature drastiche a tutta cima sono state eseguite in piena estate, in piena stagione vegetativa quindi, un periodo in cui eseguirle è particolarmente dannoso  per gli alberi e normalmente non consentito. I capitozzi si vedono già dall’esterno della caserma. Le foto hanno girato sui social a partire dai primissimi giorni di agosto e sono state inviate al Comitato tutela alberi di Bologna assieme ai commenti indignati degli abitanti della zona, preoccupati per le prospettive di sopravvivenza di quei grandi alberi, la cui frescura arriva fino a loro, in un’area – il centro storico – in cui le temperature estive sono particolarmente elevate. 

È stato eseguito un taglio radicale a tutta cima generalizzato, tutte le chiome sono state cimate. Come spiega l’agronomo, tagliando tutte le gemme apicali l’albero “impazzisce”: l’albero subisce un grave squilibrio ormonale.  I tessuti vegetali crescono seguendo la regola della “dominanza apicale”: le gemme apicali producono fitoormoni che regolano la crescita dell’intera branca. Togliendo tutte queste gemme l’albero forma i cosiddetti “scopazzi”: nel punto di recisione si vanno cioè a formare centinaia di rami ognuno dei quali cerca di sostituire le gemme apicali senza riuscirvi. 

A questo genere di potatura, in cui tutte le branche sono state capitozzate, si viene quindi ad aggiungere la stagione, normalmente vietata dal Regolamento del verde nonché da varie direttive europee che vietano tale periodo per danni agli habitat e all’avifauna. 

Almeno negli alberi fotografati, è perduta per sempre l’architettura dell’albero e della specie, fatto a cui si aggiunge l’ulteriore danno dovuto alla privazione estiva di oltre il 50/60 % della chioma, con grave sofferenza delle piante stesse in un periodo già stressante per le elevate temperature e la carenza idrica, e conseguente crollo dell’attività fotosintetica e quindi sia della sottrazione di CO2 dall’atmosfera sia della produzione di ossigeno, citando solo due dei principali servizi ecosistemici che gli alberi ci forniscono – cosa particolarmente preziosa in città. 

«Come è possibile che un ufficio che rappresenta il Comune di Bologna abbia autorizzato un intervento di questo tipo in questa stagione, un intervento che ha comportato la privazione di oltre il 50% della chioma e l’indebolimento dello stato fitosanitario degli alberi?», si chiede il Comitato. 

«Se è vero che il motivo per il quale l’Ufficio verde privato ha consentito la potatura in questa stagione è stato quello di ridurre la pericolosità rappresentata dagli alberi per l’incolumità pubblica, come si giustificano i motivi di urgenza che avrebbero motivato l’autorizzazione, dal momento che la ex caserma è ora chiusa al pubblico? Non è stata in questo modo aumentata la loro pericolosità, anziché ridotta? Non si poteva, se proprio indispensabili, attendere la stagione di riposo vegetativo per effettuare le potature?  

Cogliamo l’occasione per ricordare che le capitozzature lunghe e corte sono vietate anche dal Regolamento comunale del verde pubblico e privato, mentre a Bologna continuano ad essere eseguite come fossero una pratica normale, con grave danno per il patrimonio arboreo complessivo. 

fonte: Comitato tutela alberi Bologna

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