“Castagne matte”, una mostra a Bologna su curiosi rituali “utili” per accettare la realtà

La mostra si chiama proprio “Castagne matte”, nome che deriva da un particolare rituale del Nord Italia di portare con sé una castagna per proteggersi dai malanni invernali.

Il rituale come mezzo per fare chiarezza sul mondo: è il fulcro della mostra “Castagne matte”, inaugurata oggi 23 ottobre al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e che si potrà visitare ancora fino all’8 dicembre 2020. «In un periodo di crisi sanitaria, ecologica, politica, in cui le parole perdono di significato», ha spiegato la curatrice Caterina Molteni, «il ricorso al mondo magico può essere un modo per entrare in contatto con la realtà».  Un rituale è quello, che dà il titolo alla mostra, di portare una castagna d’ippocastano – detta castagna ‘matta’ – nella borsa o nel cappotto per proteggersi dai malanni invernali, come si faceva nel Nord Italia. Se un gesto futile come infilarsi una castagna in una tasca nasconde un senso segreto, allora anche fotografarsi come cadaveri in un cimitero (“Sleeping”, Gilbert & Gorge, 1991), o raccogliere cocci da terra e farne diademi (“Crash”, Eva Marisaldi, 1994), o ritrarre il proprio volto in modo da renderlo irriconoscibile (“Senza Titolo”, Piero Manai, 1984) può produrre effetti inaspettati, invisibili, magici: affrontare la morte, trasformare la materia, accettare il corpo che decade. 

Le opere vengono esposte oggi dopo molto tempo, o addirittura per la prima volta, ed affiancate da una selezione di feticci e amuleti di epoca romana del Museo Civico Archeologico di Bologna. “Castagne matte”, infatti, è parte del ciclo RE-COLLECTING: cinque mostre temporanee per mostrare ai visitatori aspetti nuovi della collezione permanente del Museo. «In un momento in cui l’emergenza Covid mette in difficoltà il turismo culturale», ha osservato Lorenzo Balbi, responsabile Area Arte Moderna e Contemporanea di Bologna Musei e ideatore del progetto, «si vuole rendere dinamiche e in continuo rinnovamento le raccolte permanenti, invogliando anche i visitatori che già le conoscono a tornare, per rileggerle attraverso nuovi contenuti».  

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