“Origami” candidato al Premio Strega, intervista alla scrittrice Sabatina Napolitano

Domani sabato 9 aprile alle 18.00 sui canali social di “Essere liberi di sognare” Giorgia Gallerani dell’associazione “Il fossolo” di Bologna intervisterà Sabatina Napolitano, scrittrice di un romanzo candidato al Premio Strega 2022 dal titolo “Origami” (Campanotto, dicembre 2021). Proponiamo una breve intervista di Giorgia Gallerani all’autrice.  

A che pensi quando scrivi? 

Dipende da cosa scrivo, in generale penso a tante cose, troppe, e mi faccio attraversare da diverse sinestesie. Quando scrivo una recensione mi viene da pensare al suono della mia voce attraverso i pensieri, a volte è roca altre più squillante. Mi preoccupo sempre di avere un tono vispo e agile. Se scrivo una poesia penso al sentimento, ultimamente ho scritto delle liriche, non delle poesie con una struttura narrativa o diaristica, ho scritto proprio poesie d’amore, dal sentimento vivo che sentivo uscire da me e anche erotiche. Quando scrivo i romanzi mi diverto a immaginare i personaggi come in un film. Molte scene in “Origami” sono state per me appassionanti, ma il matrimonio di Olga è una delle scene più incantevoli che ho scritto.  

“Per le nozze fece arrivare diversi musicisti da diverse parti del mondo, sembrava illuminato, felice e più dolce in quel periodo. Lei si avvicinava a lui con più calore, con un abbandono più timido e ogni volta che si sfioravano i corpi si sentivano mossi da geometrie interiori, ispirazioni più misurate, sussurrate come quando si lasciavano dormire, con l’esperienza della promessa. Il signor Miso bussò alla porta mentre Olga era intenta a prepararsi davanti allo specchio insieme a Marianne, Rossana e altre colleghe; il vestito bianco con la schiena scollata le cadeva stretto sui fianchi mentre i capelli mossi e luminosi le fluivano morbidi sulle spalle. Come si sarebbe potuto non sposarla? Voleva vederla ma non si poteva, come di rito. Incamminandosi verso la sala pensava che sposandola si sarebbe costretto ad accertare di lei tutto per tutta la vita, a prendersi cura sul serio di lei. Quando? Sostanzialmente sempre, quando gli avrebbe chiesto gli occhiali da lettura, quando l’avrebbe svegliato arrabbiata, quando gli avrebbe chiesto di portare l’ombrello sotto la pioggia. Si sposarono nella sala coi dipinti fiamminghi bellissimi i drappi rossi specchiavano i raggi di sole che incoscienti cadevano su tutti dalle grosse vetrate. Il sacerdote sembrava ben disposto e lei entrò nella sala con le guance rosse e gli occhi acquosi, non aveva lo sguardo di una che compiva una impresa importante sembrava non sfiorarle l’idea del compromesso per sempre. Marianne la rincorreva tenendole per la coda l’abito, così come le era stata vicino per tutta la settimana, certo col suo senso sfuggente della vita e delle cose, ma le era stata vicino. In effetti non faceva che pensare a quello che le restava della vita prima di incontrare Gustavo e si domandava se il suo fosse amore o se fosse una ossessione che cominciò quella notte in ospedale e continuò per espandersi dentro di sé in contrasto al mondo, alle intenzioni degli altri.” 

Una altra scena che mi è piaciuto molto scrivere è quella di quando Marianne balla nella “stanza degli invisibili” all’interno della biblioteca al quinto capitolo, “incanti”. In effetti si parla prima a lungo del matrimonio che viene descritto al capitolo VII, “mazzi di fiori e mazzi di carte”. Ma per questa rimando al libro.  

Quale è il tuo rapporto con la scrittura e come è cambiato nel tempo? Cosa significa scrivere oggi? Cosa significava agli inizi? Cosa è rimasto? Cos’hai perduto? Cos’hai guadagnato? 

La tendenza è quella a non chiedermi nulla, anche se lo scrittore di mestiere deve attendersi le copie vendute, i riscontri, soprattutto quelli economici. Quello che tutti chiedono è di ricevere ciò che spetta dal proprio lavoro. Ma più in generale mi propongo di non commettere più tanti errori. Di raccogliere i risultati di ciò che ho costruito negli anni e che hanno fatto raccogliere talvolta non a me. Mi aspetto di cogliere i frutti di ciò che ho costruito giornalmente chiaramente con la scrittura, più profondamente a partire dal 2017. Mi aspetto di convivere con un uomo che amo molto. Se tanti obbiettivi non dovessero andare in porto purtroppo devo rinunciare a tante cose e anche a una vita di coppia. Ma è inutile fasciarsi la testa prima d’essersela rotta. È meglio dire che, non esiste nessuna pioniera che ha svolto per me compiti prima di me. E ritengo che delle scrittrici siano più vicine per me alla totale indifferenza della spazzatura esibizionistica (soprattutto attraverso doppi sensi o altre assurdità fotografiche); altre invece, sono veramente brave e non vedo l’ora di incontrarle. Seguire il richiamo della scrittura, porta a possibilità positive. Se potessi tornare indietro al mio compleanno del 2017, del 14 maggio 2017 mi regalerei anni di serenità con la scrittura e non di sfida, mi regalerei la cura di un uomo che mi ama. Di un uomo buono e sano. Mi regalerei proprio a partire dal mio compleanno il successo, gli amici, la vita pubblica che mi spetta. Ma decidiamo noi come vanno le cose per davvero? Credo di sì, che alla fine le cose prendano la piega che vogliamo. Sì credo proprio di voler ripartire dal 14 maggio 2017, dal mio poter essere considerata persona oltre che scrittrice. Dal potermi sentire libera di non avere ostacoli ai premi, persone di intralcio e fastidio alla mia carriera. Di potermi vivere in pace un marito, e potermi fare una famiglia nonostante faccia la scrittrice e non un altro lavoro. Mi aspetto di ricominciare tutto d’accapo poi con un uomo. Mi aspetto di raccogliere i frutti dei cinque anni (anzi sei) e di dimenticare tutto. Dimenticare i segni, le altre, le ladre. Dimenticarne una ad una per poter fare una famiglia. Mi aspetto che la scrittura mi porti ad essere amata e considerata, a partire dal mio uomo e poi dal pubblico, certo. Mi aspetto che la spazzatura e il marcio vengono cancellate di giorno in giorno, certo è una pretesa che ho per ogni persona che mi ostacola nella carriera. Ma dopotutto chi è che non è mai stato ostacolato nella vita? Dopo aver raccolto i risultati vale la pena cancellare il marcio, e imboccare la strada dei regali che mi aspetto dal 2017.  

Cosa hai provato nel vedere il tuo libro pubblicato? È stato un sogno diventato realtà? 

Per Nabokov, come ho scritto anche nel romanzo e ho detto in varie occasioni, le “assurdità” degli uomini così come i tic devono essere plausibili. Non si può scrivere di personaggi che hanno delle assurdità implausibili. Così come le ossessioni e le richieste psicologiche devono essere in un qualche modo comprovate come da una fantasia eversiva ma realizzabile. In questa ottica Rossana e Emilio sembrano implausibili in realtà per tutto il romanzo non sappiamo se sono veri o solo frutto della mente di Olga. Me lo sto chiedendo anche io dal principio che ho scritto la storia. Emilio è l’amante di Olga e soprattutto da giovane è il suo sogno, mentre Rossana è l’amica perfida che in fondo in fondo tutti vorremmo. Mi chiedi al di là dei personaggi cosa ho provato? Ciò che provo lo dicono i personaggi.  

Nel romanzo, la protagonista scrive i suoi desideri sulla carta degli origami che il nonno poi trasforma in ranocchi, cigni e gru. Quale valore hanno per te gli origami? 

Tutto il romanzo è pieno di riferimenti alla cultura giapponese, la stessa Ada, moglie di Edoardo è giapponese. Alla fine del capitolo undici “trompe-l’oeil”, ci sono i riferimenti agli scrittori giapponesi come Inoue Yasushi, Ogawa Yoko, Kuki Shuzo, Ihara Saikaku, Zeami Motokiyo, Lafcadio Hearn, Yasunari Kawabata, Daisetz Suzuki, Tanizaki Jun’ichiro, Haruki Murakami. E mi pare ormai scontato rinnovare quanto adori Murakami. Qui, a  pag. 100 spiego cosa significa “origami”. “Piegare la carta era una passione che l’aveva rapita fin da bambina ed era andata a visitare diversi templi shintoisti dove si piegava la carta, in giapponese la parola “kami” significa “dei” e “carta”, piegare la carta diventa un atto che libera la divinità degli uomini. Lei era convinta come molti che in origine gli origami chiamati “noshi” fossero usati come doni nelle cerimonie dei samurai, collezionava anche kusudama, e origami modulari. Gli origami modulari non sono quelli a figlio singolo lei né conservava di diverse forme e colori, stelle, rotori, fiori di loto, cubi e altri in architetture meravigliose alle pareti. Tutta la soffitta era ricolma di origami modulari costruiti anche con tecniche frattali provenienti da ogni parte del mondo, era uno spettacolo di cui andava estremamente gelosa, e negli anni la sua collezione diventata sempre più raffinata e ricercata. Le più belle forme erano le pagode di carta, spettacolari. Non solo per questo motivo quando vide Ada posare a casa la sua Nina Ningyo ne fu felice e non riusciva a trattenere la gioia. A tavola si cominciava a parlare del Giappone e di Sedako Sasaki, la bambina malata di leucemia vittima delle radiazioni della bomba di Hiroshima, che nel letto di ospedale faceva origami per sconfiggere la malattia”. 

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