Fase 2, bar e ristoranti:« Chiusi fino al 1 giugno si rischia il fallimento»

«La decisione di tenere chiusi bar e ristoranti fino al 1 giugno significa condannare il settore al fallimento». Ne è sicuro Vincenzo Vottero, presidente dei ristoratori di Fipe di Confcommercio Ascom Bologna, che in loro rappresentanza di titolari di bar e ristoranti del capoluogo emiliano ha accolto con malumore e rabbia la notizia del prolungamento del lockdown. Speravano tutti di poter rialzare le saracinesche molto prima rispetto alle tempistiche previste dal nuovo decreto del 26 aprile. «Poter tornare a effettuare l’asporto è un primo passo positivo, ma non basta, abbiamo bisogno di riaprire il prima possibile, visto che dal governo gli aiuti tardano ad arrivare. In tanti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, mentre il decreto liquidità stenta a decollare», ha detto Vottero. 

Secondo la Fipe nazionale, infatti, la riapertura dei locali al 1 giugno comporterà altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Moriranno oltre 50mila imprese e 350mila persone perderanno il loro posto di lavoro. Uno scenario drammatico per il settore dei pubblici esercizi che quindi chiede un cambio di passo al governo e delle correzioni al decreto del 26 aprile. «Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti. Chiediamo, ad esempio, la possibilità di raddoppiare la tempistica di rateizzazione delle imposte statali non pagate nel periodo di chiusura, arrivando quindi a dieci mesi di periodo di rateazione, così come chiediamo una riduzione significativa delle tasse statali, che pochissimi saranno in grado di pagare», ha detto, invece, Mauro Montaguti presidente del settore bar di Confcommercio Ascom Bologna. 

Condividi