Cosa c’era negli armadi delle donne bolognesi nell’antichità?

Tra glamour, femminismo e i segreti della moda, entrando nei bauli di nobildonne e noti personaggi del passato: è l’obiettivo dell’incontro “Gli inganni dell’esteriorità: moda ed economia dalla tarda antichità all’Ottocento” che terranno l’archeologa Cinzia Cavallari e la storica dell’arte Anna Stanzani oggi alle 16,30 nel Palazzo Dall’Armi Marescalchi in via IV Novembre, 5 a Bologna. Passando per l’esposizione di gioielli e accessori rinvenuti negli scavi archeologici di Spilamberto (Mo), Imola e altre città dell’Emilia Romagna si andranno a leggere gli atti notarili e altri documenti di età moderna che raccontano dei sontuosi armadi delle donne bolognesi.  Una conversazione sulla moda e le sue sfaccettature che da sempre coniuga elementi diversi, come materie prime e lavorazione, economia e gerarchie sociali: fin dall’antichità l’abbigliamento ha connotato rango e funzioni delle persone. 

Spazio anche alla storia della disputa tra la nobildonna Nicolosa Sanuti, moglie del primo Conte della Porretta, e il cardinale di Bologna Bessarione. Nel 1453 quest’ultimo emanò delle norme che limitavano le eccessive ostentazioni dell’abbigliamento, obbligando le donne bolognesi a vestire con abiti più modesti. Con la sua “Orazione per la restituzione de’ vani ornamenti” la nobildonna Sanuti contestò la teoria su cui il cardinale basò la propria politica, rimarcando quanto fosse intollerabile togliere alle donne gli abiti e i gioielli, simbolo della loro femminilità, quando già era loro impedito di vestire i panni di magistrati, sacerdoti e militari. Una sorta di anticipatrice del femminismo. 

L’incontro, che rientra nell’ambito della XVI edizione della “Festa internazionale della storia”, è un’iniziativa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. 

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