«L’Alma Mater non ci dà i suoi servizi, ma continua a chiederci le tasse», la protesta degli studenti

«Siamo in piena sessione estiva e l’Unibo non sembra minimamente intenzionata a garantirci alcun servizio: nei mesi di lockdown la didattica online ha pesato sulle risorse di studenti e docenti senza nessun supporto significativo, le aule studio sono ancora chiuse, il prestito bibliotecario funziona a singhiozzi, in tanti non possono neanche sostenere gli esami perché non sono riusciti a pagare la terza rata. Ci ritroviamo quindi impossibilitati a portare avanti il nostro percorso di studi in maniera adeguata. Allo stesso tempo, si continua a richiedere 2.500 euro di tasse, imponendo una mora per chiunque non riesca a pagare tale cifra». Un vero e proprio disagio secondo il Collettivo Universitario Autonomo Bologna (CUA) che da una settimana sta portando avanti la sua protesta. Da mercoledì scorso gli studenti del CUA hanno iniziato a creare momenti giornalieri di riappropriazione in Piazza Scaravilli allestendo un’aula studio all’aperto proprio di fronte alla sede del Rettorato, «per collettivizzare e rendere nota a tutti l’estrema condizione di precarietà in cui ci siamo ritrovati durante e dopo il lockdown», incalza il Collettivo Autonomo Universitario 

Durante questa settimana di presidio in zona universitaria, pare che nessun membro dell’Alma Mater abbia risposto ignorando, quindi, le proteste pacifiche. Per questo gli studenti hanno abbiamo deciso ieri di lanciare un flashmob sotto il Rettorato per far valere ancora di più la loro voce. Il flashmob è continuato in una sorta di corteo verso gli uffici dell’amministrazione dell’Università di Bologna le cui porte, però, erano chiuse e presidiate dalla polizia. «Ci preme sottolineare quanto la stessa amministrazione Ubertini abbia sprecato parole e comparse a favor di telecamera, per paventare il pregio di UniBo. Ci ricordiamo delle numerose mail del Rettore, che non facevano altro che autocelebrare la gestione dell’emergenza, non affrontando quella che era la reale situazione. L’abbiamo detto e lo ripetiamo: la gestione che l’Università ha avuto dell’emergenza è stata insufficiente e a pagarne le conseguenze siamo sempre noi e ci siamo stancati. Per questo continueremo a bussare a quelle porte fin quando non si apriranno e al posto della polizia ci saranno persone disposte ad affrontare la situazione ascoltando le nostre richieste: semestre aggiuntivo per recuperare il tempo perso in lockdown, annullare le more di quest’anno e le tasse dell’anno prossimo, riapertura in sicurezza di sale studio e servizi», dicono dal CUA. 

Gli studenti del Collettivo autonomo invitano a un ritrovo oggi in Piazza Scaravilli per studiare e socializzare in sicurezza e ribadire i loro diritti per poi far confluire «la nostra rabbia nella giornata di sabato, in cui un grande corteo composto dalle tante istanze di lotta che si stanno esprimendo in città e regione, attraverseranno le strade di Bologna al grido di “Costruiamo un nuovo futuro: vogliamo salute, soldi e diritti». 

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