«Soprattutto spara a Salvini», il leader leghista replica: «Poi siamo noi a seminare odio»

Salvini non sopporta Bologna (dove alle ultime elezioni regionali ha straperso) e Bologna non sopporta Salvini, questo ormai è chiaro. L’ultimo screzio virtuale tra il leader della Lega e il capoluogo emiliano è avvenuto ieri sera quando Matteo Salvini ha postato sul suo profilo Facebook una foto che cita: «Soprattutto spara a Salvini» e in cui commenta: «Idioti all’opera a Bologna. Però saremmo noi a seminare odio…Mi aspetto la reazione indignata di tantissimi intellettuali di sinistra. Secondo voi quanti di loro diranno qualcosa a riguardo?». Mette come al solito in causa gli intellettuali di sinistra nei suoi post per aizzare i suoi sostenitori che, si sa, non sono proprio degli intellettuali. Secondo i dati Swg, in Emilia-Romagna la maggioranza degli elettori della Lega appartiene al ceto più basso. Quelli che non sanno distinguere una notizia vera da una falsa. Gli analfabeti funzionali, per intenderci. 

Ovviamente la scritta sul muro apparsa in Cirenaica a Bologna ha ben poco di intelligente, anzi. È da idioti. Ma il leader leghista sta rosicando perché Facebook ha eliminato il suo video (per incitamento all’odio)  in cui proprio a Bologna ha citofonato a una famiglia italo-tunisina chiedendo se spacciassero. Ebbene sì, anche secondo Facebook, Salvini in quel video incita all’odio. 

Ma le accuse contro Bologna sul suo profilo continuano e un’ora dopo il post della scritta sul muro, Salvini scrive: «Onore (termine comune tra gli ambienti neofascisti) a Mario Giordano (giornalista che non nasconde le sue simpatie per la Lega) per aver svelato i veri problemi del quartiere Pilastro di Bologna: lo spaccio, la delinquenza e la droga». Il servizio andato in onda nella trasmissione di Rete4 “Fuori dal coro” è una specie di intervista alla signora Biagini, la donna che ha accompagnato il leader della Lega al citofono della famiglia italo-tunisina nel rione Pilastro di Bologna. Il leader leghista, dunque, vuole giustificare a tutti i costi quel gesto gravissimo del citofono. Quasi come a voler dimostrare che abbia fatto bene a fare quel blitz nel rione Pilastro. Bisognerebbe, però, ricordare all’ex ministro che è un leader politico (per giunta neanche più ministro), non un poliziotto. 

 

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