Alcuni scienziati, tra cui anche diversi ricercatori dell’INAF – Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, hanno annunciato la possibile scoperta di un buco nero fortemente oscurato – cioè nella sua fase di crescita iniziale – risalente a soli 850 milioni di anni dopo il Big Bang, l’esplosione che avrebbe dato origine all’Universo. La scoperta nasce grazie all’analisi di dati raccolti dal Chandra X-Ray Observatory, il telescopio orbitale della NASA per l’osservazione del cielo nei raggi X. L’oggetto rilevato è un quasar – un buco nero supermassiccio estremamente luminoso – nascosto però da una densa nube di gas che ne starebbe alimentando la crescita. Dalle prime osservazioni, la fonte di raggi X che ha permesso di individuare il buco nero potrebbe corrispondere ad un quasar già noto (chiamato PSO 167-13) oppure ad un quasar ancora sconosciuto presente in una galassia vicina. In entrambi i casi si tratterebbe comunque del buco nero nascosto più distante mai osservato.
«L’individuazione di un quasar oscurato nell’Universo a soli 850 milioni di anni dal Big Bang rappresenta una scoperta sensazionale, frutto di anni di ricerca condotta dal nostro gruppo e resa possibile dalla capacità osservative di Chandra», spiega Cristian Vignali, professore associato presso l’Università di Bologna tra gli autori dello studio. «Riuscire a trovare e studiare questa popolazione nascosta potrà permetterci di capire in che modo i primi buchi neri riescano a crescere tanto rapidamente, fino a raggiungere masse pari a miliardi di volte quella del Sole», dice, invece, Roberto Gilli, ricercatore dell’INAF di Bologna che ha partecipato allo studio.
Lo studio è stato pubblicato su Astronomy & Astrophysics con il titolo “Discovery of the first heavily obscured QSO candidate at z > 6 in a close galaxy pair”. Il primo autore è Fabio Vito della Pontificia Universidad Católica de Chile (laureato e dottore di ricerca dell’Università di Bologna). Per l’Università di Bologna hanno partecipato Cristian Vignali, Riccardo Nanni e Marcella Brusa del Dipartimento di Fisica e Astronomia. Per INAF – Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna hanno partecipato Roberto Gilli, Giovanni Zamorani, Francesco Calura, Andrea Comastri e Marco Mignoli.
Fonte: Università di Bologna