«Se non lo liberate, noi non ci arrendiamo!»: è stato l’urlo che si alzato ieri da Bologna e con cui la città ha espresso la propria solidarietà nei confronti di Patrick Zaky, lo studente dell’Alma Mater recentemente arrestato dal governo egiziano perché accusato di attività sovversive. Il corteo, organizzato dal Consiglio studentesco, è partito da piazza Verdi nella zona universitaria, è passato da via Zamboni e via Rizzoli fino alla basilica di San Petronio dove i manifestanti hanno riempito piazza Maggiore sotto un unico grido: “Patrick libero”. A reggere lo striscione che apriva il corteo c’erano i ragazzi del Consiglio degli studenti e i compagni di corso di Patrick, che fin da subito si sono mobilitati per chiedere la liberazione dell’amico. Vicino a loro e ai gonfaloni dell’Alma Mater e della città di Bologna, il Magnifico Rettore, Francesco Ubertini e il sindaco Virginio Merola davano sostegno alla città unita per il giovane ricercatore. «Siamo in tanti ad aspettarti e a dirti che non sei e non sarai mai solo, Patrick. È compito di noi educatori mostrare agli studenti quanto sia bella e interessante una vita aperta al mondo, rifiutandosi di accettare acriticamente le imposizioni altrui e opponendosi ai pregiudizi più superficiali, se vogliamo che la democrazia in tutto il mondo abbia un futuro», ha detto nel suo discorso Ubertini. 

Dopo di lui il sindaco Merola ha sottolineato quanto sia importante garantire a ogni uomo la propria libertà (unica parola che compare nello stemma della Città) e si è appellato allo Stato e soprattutto al popolo egiziano, chiedendo di saper distinguere tra terrorismo e libertà d’opinione, poiché il primo non si sconfigge negando il secondo. «Io sono felice per questa città e mi auguro che saremo presto felici con Zaky, al quale daremo la cittadinanza onoraria quando ritorna, per festeggiare insieme», ha dichiarato Merola. 

In seguito alla lettura in tre lingue (italiano, inglese, spagnolo) degli articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani, la manifestazione si è conclusa con le parole di speranza di “Imagine” di John Lennon, cantata da tutta la piazza. 

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