Bologna e il paradosso dell’aumento dei biglietti dell’autobus

L’amministrazione comunale di Bologna, guidata dal sindaco Matteo Lepore, ha annunciato un significativo aumento del costo del biglietto dell’autobus: dagli attuali 1,50 euro si passerà a 2,30 euro. Un rincaro che stride con la retorica dell’amministrazione stessa, che da tempo dichiara di voler incentivare il trasporto pubblico per combattere l’inquinamento. Ma come si incentiva l’uso dei mezzi pubblici? Facendoli pagare di più? Un paradosso che si traduce nell’ennesimo peso sulle spalle dei cittadini, gli unici a cui sembra essere chiesto di finanziare il “cambiamento” della città.

Lepore ha costruito la sua immagine politica su una Bologna più sostenibile, ma il conto lo pagano i bolognesi. Non solo con le tasse, ma anche con l’aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti dei bus. E non finisce qui: anche la sosta sulle strisce blu subirà un rincaro. Un modo indiretto per costringere i cittadini a rinunciare all’auto, senza però offrire un trasporto pubblico realmente accessibile ed efficiente.

Questa amministrazione sembra aver trovato ogni strada possibile per mettere mano nei portafogli dei cittadini, in nome di una trasformazione che avvantaggia solo una ristretta élite. Il centro storico, un tempo cuore pulsante della città, è ormai ridotto a un parco giochi per turisti, con affitti tra i più cari d’Italia e una criminalità in aumento. La Bologna universitaria, che ha fatto la storia della città, sta perdendo attrattiva: molti studenti scelgono altre mete perché la vita qui è diventata insostenibile.

E mentre la città si svuota della sua identità, l’amministrazione comunale cosa fa? Aumenta il costo del biglietto dell’autobus. Bologna sta diventando (o lo è già) una città per pochi, una città per radical chic. Una città che non è più per i suoi cittadini, ma per chi può permettersi il lusso di viverci.

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