A Bologna la discussione sul trasferimento di alcuni detenuti tra i 18 e i 25 anni dal carcere minorile del Pratello alla Casa Circondariale di Dozza (Rocco D’Amato) ha acceso un acceso dibattito politico e sociale. Da una parte, alcune forze politiche e sociali di sinistra hanno criticato il governo, accusandolo di “trattare come pacchi” i giovani detenuti, mentre dall’altra, il centrodestra invita a non speculare politicamente sulla situazione.
Sebbene la decisione di trasferire i detenuti possa essere considerata discutibile a causa delle condizioni strutturali del carcere minorile, la strumentalizzazione politica non sembra giustificabile. La vera questione rimane il sovraffollamento e la fatiscenza che caratterizzano tante carceri italiane, un problema che nessun governo, sia di centrodestra che di sinistra, è riuscito a risolvere.
Il punto di vista di Forza Italia: misure alternative e recupero
Forza Italia, attraverso una dichiarazione del segretario locale Lanfranco Massari, ha deciso di non partecipare al sit-in organizzato da alcune forze politiche di sinistra davanti alla Dozza. Secondo Massari, la soluzione non risiede nel trasferimento di massa dei “giovani adulti”, ma piuttosto nella valutazione delle possibili misure alternative alla detenzione carceraria. Una proposta concreta riguarda l’assegnazione di questi giovani a comunità educanti, come i CEC-Comunità Educante con Carcerati attive in Emilia-Romagna e altre regioni, che hanno mostrato risultati positivi nel ridurre la recidiva dal 70% al 15%.
Un approccio rieducativo e costituzionale
Un altro punto fondamentale sollevato da Forza Italia è la necessità di garantire la continuità dei percorsi di recupero e formazione per i detenuti. L’articolo 27 della Costituzione italiana impone che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”, un principio che non deve essere messo in discussione nel caso dei “giovani adulti” trasferiti alla Dozza. È essenziale che il trasferimento non interrompa i percorsi di rieducazione in corso, ma anzi favorisca l’accesso a misure alternative che contribuiscano a ridurre il rischio di recidiva.