Una ronda notturna con chiari richiami all’estrema destra ha attraversato mercoledì scorso la zona della stazione centrale di Bologna. Protagonisti alcuni giovani appartenenti alla rete dei Patrioti, che hanno percorso le strade del quartiere indossando magliette nere con la scritta “Educazione felsinea” e il teschio con le tibie incrociate, simbolo associato anche alle SS naziste. Le immagini sono state poi pubblicate dagli stessi partecipanti sui social.

L’iniziativa, definita una “passeggiata anti-degrado”, ha suscitato immediate reazioni. Il gruppo ha motivato la propria presenza parlando di «zone degradate dove spaccio, risse e aggressioni sono quotidiane», sostenendo che «solo riappropriandoci delle vie che ora sono in mano a pusher africani si combatte veramente il degrado e soprattutto si trasmette sicurezza ai pochi bolognesi onesti che hanno ancora il coraggio di avventurarsi di notte in queste zone». Gli stessi promotori hanno annunciato l’intenzione di proseguire con altre ronde: «Le passeggiate della sicurezza continueranno, invitiamo chi vuole unirsi a noi a contattarci».

Il Comune di Bologna ha reagito duramente, definendo inaccettabile la presenza di gruppi organizzati che si richiamano esplicitamente al fascismo. L’assessora alla sicurezza Matilde Madrid ha dichiarato: «Gente che indossa la maglia nera per fare le marce in città con i teschi delle SS addosso non ha cittadinanza a Bologna. Chiediamo che chi deve far rispettare la legge lo faccia, perché le ronde sono vietate dal nostro ordinamento».

« È vero che la legge italiana non consente ronde autonome in sostituzione delle forze dell’ordine, ma definire l’iniziativa del gruppo come un atto neofascista rischia di essere una semplificazione ideologica. Nessun atto violento, intimidatorio o lesivo della sicurezza pubblica è stato registrato durante la camminata (come del resto è sempre accaduto durante le iniziative della Rete dei Patrioti). Parlare di “ronde nere” e di “passato ripugnante” contribuisce ad avvelenare ulteriormente il dibattito pubblico, esattamente ciò di cui veniamo accusati», rispondono i patrioti sulla pagina Facebook “Bulaggna”.

Tuttavia, la Questura ha fatto sapere che gli attivisti sono stati monitorati durante tutto il percorso, seguiti e identificati dalla Digos. L’autorità giudiziaria è stata informata dell’accaduto.

foto: pubblica su Facebook Bulaggna

Condividi