La presenza di ronde di giovani patrioti in una «passeggiata sulla sicurezza» mercoledì sera scorso per le strade in zona stazione di Bologna e con indosso magliette nere è un episodio che torna a far riflettere. È soprattutto un segnale che qualcosa nel sistema della sicurezza urbana non funziona. Quando ci sono così spesso gruppi di persone che organizzano questo tipo di ronde significa che la gestione della sicurezza pubblica è in una crisi profonda.
Il degrado di certe aree, tra spaccio, risse e aggressioni, è evidentemente reale e percepito dai cittadini, ma la responsabilità di garantire sicurezza a chi deve essere affidata? Si avverte chiaramente un vuoto nelle risposte da parte delle istituzioni: l’amministrazione comunale, con il sindaco in prima linea, e la Prefettura, che coordina le forze di polizia, non sembrano essere riuscite a mettere in campo un presidio efficace e continuativo nelle zone più critiche della città.
Il post pubblicato dalla Rete dei Patrioti sulla pagina Facebook “Bulaggna”, che parla di «riappropriazione delle vie» da parte di «pusher africani» e della necessità di «trasmettere sicurezza ai pochi bolognesi onesti», riflette un senso di abbandono e di sfiducia verso chi dovrebbe garantire legalità e sicurezza.
«I bolognesi sono stanchi, esausti , di non poter girare tranquillamente per la propria città senza rischiare di dover assistere o venire coinvolti nei quotidiani atti di violenza che si susseguono in zona stazione», si legge in un post sulla pagina Facebook “Bulaggna”. «Si rassegni la sinistra bolognese che chiede l’ intervento della questura, le nostre passeggiate continueranno, ce lo chiedono i cittadini bolognesi, sono anni che le facciamo e non è mai e dico mai successo un episodio di violenza, per noi fare politica vuol dire dare un servizio ai cittadini bolognesi, per voi solo una manciata di voti», continua il post.
Da un altro lato, sembra urgente che Comune e Prefettura tornino a farsi carico in modo concreto della sicurezza urbana, mettendo in campo politiche efficaci, monitoraggio costante e una presenza pubblica visibile, per evitare che il disagio sociale degeneri.
foto: pubblica pagina Facebook “Bulaggna”