«Io suono da tutta la vita. Cioè, da quando ho sei anni. Anzi, da prima. Perché mi ricordo che mio nonno aveva trovato un tamburo nella spazzatura». Un tamburo, trovato dal nonno nella spazzatura, pulito e consegnato nelle mani di un bambino è il punto di partenza della storia di Diego Soli, 21 enne, musicista e studente di Storia all’Università di Bologna. Da quel momento, dice, «la musica sarà una costante, una compagnia che non mi lascerà più».
È lui a oggi il cantante e musicista dietro ad “Amaro Italiano”, l’album, disponibile dal 7 giugno scorso sulla piattaforma musicale Spotify, somma di stimoli ed esperienze che, fin dalla prima infanzia, lo hanno spinto a coltivare la passione per la musica. Un amore nato prima dei sei anni e alimentato da lezioni di chitarra, batteria ed esperienze di gruppo, dove scoprire e sperimentare generi diversi.
Tra i dieci brani che compongono “Amaro Italiano” si notano al primo ascolto sonorità ispirate a rock, blues e persino twist, rimandi che, pur potendo sembrare a primo impatto desueti, fanno parte del background dell’autore che spiega: «Per esempio il brano “Dolce e Garbata” è un twist anni Sessanta e l’ho fatto appositamente, perché mi piaceva. Sono dell’idea che quando la canzone ti prende, riesce a farlo anche quando non è un genere di moda».
Per Soli è fondamentale ribadire l’importanza, in un mondo ormai spesso standardizzato, di portare se stessi e quello che si è nel proprio lavoro, di raccontarsi in maniera autentica, alternando la leggerezza di alcuni brani ad una maggiore introspezione e sensibilità. Perché fare musica ha la bellezza di essere entrambe le cose: ripiegarsi su sé stessi e al contempo distendersi, sapersi aprire con energia al mondo senza perdersi.