Ci sono voluti quindici giorni, ma alla fine, lo scorso 23 maggio, sono stati rimossi i cumuli di rifiuti organici abbandonati illecitamente in piazzale degli Spinaroni a Marina Romea di Ravenna. Merito anche del direttivo del “Comitato Cittadino Lido Nord” che lo scorso 8 maggio aveva segnalato l’incresciosa situazione. Un post su Facebook del Comitato immortalava cataste di “residui vegetali”, derivati da potature e lavori di giardinaggio tipici della bella stagione, abbandonati probabilmente da cittadini o ditte specializzate. Sulla pagina social si capisce che il fenomeno sarebbe più frequente nei fine settimana, quando normalmente si ha più tempo libero da dedicare alle pulizie di casa. La battaglia del Comitato contro gli “sporcaccioni” del verde, dura già da diverso tempo e la stampa locale aveva già dedicato un articolo nei primi giorni di maggio.
«Abbiamo già richiesto le foto trappole per individuare tutti gli imbecilli che deturpano il nostro territorio. Vi denunceremo alle autorità competenti», tuona il post del Comitato Cittadini Lidi Nord in cima alle foto. Un richiamo all’ordine forte e chiaro ed un ammonimento che, fortunatamente, ha dato i frutti sperati.
Nel post si apprende che il Comitato avrebbe sollecitato il Comune di Ravenna a installare foto trappole in modo da identificare i responsabili degli scarichi. Un’idea che sembra funzionare, visto che, da un mese a questa parte, non si registrano più simili episodi.
Cosa dice la legge
Da un punto di vista normativo, scaricare per strada un cumulo di potature equivale ad abbandonare rifiuti. Sono giuridicamente “rifiuto” perché non rientrano in un processo di lavorazione agricola o forestale quale, ad esempio, un’attività di frutticoltura. O, per citare un altro settore, scampoli di industria tessile. In questo caso, le potature sono considerate secondo la legge “rifiuti urbani” mentre nell’altro gli stralci sono considerati “sottoprodotto”.
Fino al 10 ottobre 2023, abbandonare rifiuti prevedeva una sanzione amministrativa di 600 euro per i privati cittadini ed una denuncia per le imprese. Adesso, la nuova normativa (L. 137\2023) prevede il reato penale per tutti. Non più sanzione amministrativa per i privati non titolari di azienda, ma un’ammenda da 1000 a 10000 euro, che lievita nella fattispecie dei rifiuti pericolosi. Reato “contravvenzionale”, quindi “minore”, che generalmente si estingue con il pagamento della pena pecuniaria.
Infine, con l’approssimarsi della stagione estiva, soprattutto nelle zone montane, è elevato il rischio di cagionare incendi boschivi. Tra le cause d’innesco, è inclusa anche quella degli abbruciamenti operati da cittadini e sfuggiti di mano che si allargano a dismisura con la complicità dei venti, delle temperature elevate e della vegetazione secca.