A Bologna manifesti di Pro Vita contro una fantomatica “teoria gender”, Lepore: «Li faremo rimuovere»

«Stiamo valutando di inserire correttivi alle regole attuali sulle affissioni pubbliche. Perché tra libertà di espressione e campagne discriminatorie c’è una bella differenza».

«Ultimamente sono apparsi a Bologna, in particolare di fronte a luoghi sensibili come le scuole, manifesti del Movimento Pro Vita contro una fantomatica ‘teoria gender’. Manifesti offensivi della dignità delle persone e della libertà di espressione di genere, sui quali abbiamo chiesto un parere legale per poterli rimuovere». Lo ha scritto in un post su Facebook il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ribadisce la sua posizione su questi manifesti di campagna propagandistica fatti incollare dagli anti-abortisti, proibizionisti e a questo punto anti-diritti di genere dell’associazione Pro Vita&Famiglia. Manifesti in cui si vede un bambino e delle mani che cercano di allungargli un fiocco rosa e un rossetto con la scritta “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. #Stopgender”.

Sembrerebbe proprio che l’associazione, con cui Fratelli d’Italia e i leghisti di Matteo Salvini condividono molte delle loro idee, voglia far capire alla futura presidente del consiglio, Giorgia Meloni, di rispettare gli accordi tra i partiti di destra e la stessa associazione anti-diritti. 

Ma a Bologna il sindaco scrive: «Stiamo valutando di inserire correttivi alle regole attuali sulle affissioni pubbliche. Perché tra libertà di espressione – sempre da difendere e garantire – e campagne discriminatorie c’è una bella differenza. Una differenza che la destra non sa, o non vuole, capire. A Bologna non tolleriamo l’intolleranza. Viva la libertà. Quella vera. Di tutti, per tutti», incalza Lepore. 

Commento tecnico-politico della vicesindaca di Bologna Emily Clancy

«I manifesti diffusi sul territorio nazionale dal Movimento Pro Vita, rivolti contro una fantomatica teoria “gender”, come altri apparsi negli scorsi mesi in tema di aborto, non sono rappresentativi del sentire dell’Amministrazione e appaiono su bacheche comunali poiché seguono un iter autorizzativo che non prevede un controllo preventivo. Tuttavia troviamo che siano lesivi della dignità, delle libertà politiche e della libera espressione di genere, che propongano stereotipi inaccettabili e diffondano idee discriminatorie. Come Amministrazione abbiamo richiesto un parere legale per procedere all’eventuale rimozione, in caso di interpretazione positiva. In particolare, la Legge n. 156 del 9.10.2021 (“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, recante disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali) inserisce all’art. 1 comma 4, il comma 4 bis che modifica così il Decreto infrastrutture: “È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”. 

Pur se manchevole di decreti attuativi, come da successivo comma, riteniamo che il divieto indicato dalla normativa vigente sia una norma proibitiva, che introduce un divieto legale riferito ad una attività che viene ritenuta illecita, più precisamente un illecito amministrativo sanzionato ai sensi del successivo comma 11 con una somma da € 430 a € 1.731.

Ugualmente ci stiamo ponendo il tema di come inserire correttivi agli attuali regolamenti comunali in materia di pubbliche affissioni affinché non si debbano ripetere episodi di questo tipo. I nostri regolamenti prevedono già l’adesione al Codice di Autodisciplina Pubblicitaria messo a punto dall’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria – IAP al quale abbiamo già provveduto a segnalare le affissioni». 

Condividi