La sicurezza a Bologna è tornata al centro del dibattito, alimentata dall’ennesimo episodio di violenza avvenuto in Bolognina, dove un 27enne ha aggredito dei passanti con delle forbici. Una scena che fa temere per la tranquillità dei cittadini e che, purtroppo, non è un caso isolato. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha subito rilanciato la sua posizione, esprimendo la necessità di rafforzare le forze dell’ordine. Ma la domanda che sorge spontanea è: davvero la soluzione sta solo nell’aumentare gli organici, o c’è bisogno di un cambiamento radicale nella gestione della sicurezza?
Lepore ha affermato che Bologna soffre di una carenza cronica di personale rispetto a città come Roma o Milano. «Abbiamo bisogno di più agenti — ha spiegato il sindaco — e di un impegno concreto da parte del governo. Il Comune sta facendo la sua parte, assumendo 100 nuove unità di Polizia locale, ma serve un rafforzamento deciso anche a livello statale». Parole che potrebbero sembrare rassicuranti a un primo sguardo, ma che non sembrano risolvere il problema in modo sostanziale.
Il rafforzamento delle forze dell’ordine è senza dubbio una necessità, ma il sindaco si sta limitando a chiedere più uomini senza affrontare realmente le questioni di fondo. Non basta potenziare la presenza di polizia nelle strade se non ci si impegna anche in un controllo più rigoroso delle politiche sociali e di prevenzione. Evidentemente questo manca. La cronica carenza di personale non può giustificare una gestione della sicurezza che appare, più che altro, come una coperta troppo corta: il problema viene spostato da un quartiere all’altro, ma non risolto.
Lepore, inoltre, ha rilanciato il Patto per la sicurezza firmato con il ministro Piantedosi, ma è davvero possibile pensare che gli accordi a livello statale possano risolvere una crisi che riguarda la quotidianità dei bolognesi? Il sindaco, infatti, ha anche risposto alle accuse del centrodestra, chiedendo loro di fare un “serio esame di coscienza” per la gestione delle espulsioni di cittadini irregolari. Ma mentre si continua a puntare il dito, la città rimane fragile, e le soluzioni promesse si allontanano sempre di più.
Non è solo il centrodestra a criticare la gestione di Lepore sulla sicurezza. Anche i dati parlano chiaro: la criminalità è in aumento, e il contrasto allo spaccio di droga e alle rapine sembra essere inefficace. L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna, non ha tardato a criticare l’operato del sindaco, accusandolo di un «fallimento totale sulla sicurezza». La risposta di Lepore a queste accuse è stata piccata: «La Polizia locale ha compiti specifici diversi da quelli di Carabinieri e Polizia di Stato. Il centrodestra dovrebbe andare a scuola di polizia prima di avanzare certe richieste», ha dichiarato. Un commento che, però, rischia di suonare più come una difesa che una vera soluzione al problema.
L’assenza di interventi concreti e di una visione strategica più ampia sta portando Bologna verso un’impasse. Le risposte del sindaco, purtroppo, non sembrano andare oltre la solita retorica politica. È chiaro che la città ha bisogno di un rinnovamento radicale nella gestione della sicurezza, che vada oltre il mero incremento numerico delle forze dell’ordine. La città merita un approccio che sappia integrare prevenzione, socialità e una gestione più attenta delle risorse a disposizione.