«Ancora non lo avete capito? Dovete restare a casa». Lo ha gridato questa mattina un uomo a una donna senza fissa dimora che aveva chiesto qualcosa da mangiare restando sull’uscio dell’oratorio di Santa Cecilia e Valeriano che si trova lungo il portico che costeggia la Chiesa di San Giacomo Maggiore in via Zamboni a Bologna. L’ho sentito con le mie orecchie e ho visto la scena con i miei occhi a cui non volevo credere. L’uomo, dopo averle urlato di restare a casa, le ha poi sbattuto la porta in faccia. Un atteggiamento che mi ha lasciato senza parole e che mi ha fatto subito correre dalla donna. Lei, sui 40-45 anni, con una mascherina chirurgica sulla bocca e una specie di piumino addosso, mi ha spiegato che non è la prima volta che davanti la porta di quell’oratorio accadono questi episodi :«Non ho mai visto un uomo così volgare e maleducato», mi ha detto. Aggiungendo poi: «Mi ha urlato di andare a casa, ma io non ho una casa».
Non sembrava stupita di quello che era appena successo e con gentilezza mi ha salutato ed è andata via. A pochi metri da lei, in piazza Verdi, ho notato un gruppo di 6 o 7 migranti sotto il portico del Teatro comunale. A loro ho chiesto che facevano lì dal momento che non è possibile stare in giro per il decreto sul Coronavirus che ci obbliga a restare in casa e a uscire solo per necessità o per lavoro. Quei migranti non hanno un lavoro e soprattutto non hanno nemmeno loro una casa. «La nostra necessità è mangiare e avere un luogo dove stare. Noi non abbiamo una casa e non possiamo “restare a casa”», mi ha detto uno di loro. E quando gli ho chiesto se la polizia li avesse fermati mi hanno risposto: «Certo, ma ci dicono solo di andare via dal portico. Ce ne andiamo, ci sparpagliamo, ma poi ritorniamo qui per stare insieme». E dove dormite? «Per strada», mi hanno detto. Per poi salutarmi con un «Dio ti benedica». E sono andato via a casa e riflettevo camminando sotto il portico quanto io sono fortunato ad averla, una casa.