Questa volta la destra (al governo) lo sta facendo davvero. Sta equiparando, per legge, le infiorescenze della pianta della canapa senza THC (principio psicoattivo “drogante”) a quelle della cannabis con il THC. In poche parole, il governo Meloni sta uguagliando, con un emendamento al Ddl Sicurezza, una Non sostanza stupefacente a una sostanza stupefacente. Una follia. 

Da anni che Matteo Salvini, ora ministro delle Infrastrutture, ci sta provando. In un’intervista lasciata al nostro giornale 5 anni fa, continuò a dire che la canapa con il THC sotto i limiti di legge «è droga». La logica delle sue parole venne meno allora e viene meno oggi. Come può essere “droga” una sostanza che per legge non è droga? Eppure, secondo Salvini e tutto il governo Meloni lo è. Non sarà forse una mossa propagandistica della destra per “mostrare” che il governo si batte contro la droga? Molto probabilmente sì. Peccato però che si stia per vietare una sostanza che non è una sostanza stupefacente, per legge. Come vietare l’uso della camomilla.

Tra quelli a cui la logica viene meno c’è Antonio Pignataro, oggi consulente del dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, secondo il quale le infiorescenze di canapa senza la sostanza drogante (THC) sono “droga”. Da questore di Macerata, Pignataro nel giugno 2018, mandò i poliziotti a chiudere i negozi che vendevano prodotti a base di cannabis light e ne denunciò i titolari per spaccio. Ma senza riuscirci per davvero. Fu solo tanta dimostrazione di forza da Questore. Non c’era ancora la Meloni al governo. 

A questo punto due sono le possibilità: o questa gente che governa è ignorante o mente sapendo di mentire. Fatto sta che la destra, tutta, con questo emendamento al Ddl Sicurezza (che approda in aula alla Camera a settembre), il governo sta mandando migliaia di imprese italiane al baratro: a rischio ci sono quasi 11.000 posti di lavoro, 800 aziende agricole e 1.500 ditte specializzate nella trasformazione e nell’estrazione dei cannabinoidi. 

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