Quando l’amministrazione comunale di Bologna ha introdotto il limite di velocità di 30 km/h, la città è stata celebrata come un modello di sostenibilità urbana. Secondo le dichiarazioni ufficiali, questa misura avrebbe dovuto ridurre il traffico, migliorare la qualità dell’aria e limitare gli incidenti stradali, facendo della città un luogo più vivibile e sicuro per tutti, inclusi ciclisti e pedoni.

Tuttavia, a diversi mesi dall’entrata in vigore, la realtà dipinge un quadro diverso. Il limite dei 30 km/h sembra essere, per molti automobilisti, una regola più teorica che pratica. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, una buona parte dei cittadini bolognesi continua a ignorare il limite di velocità, spesso superandolo senza conseguenze visibili. Questo ha sollevato domande su quanto effettivamente la misura stia migliorando la sicurezza stradale o contribuendo alla riduzione delle emissioni, obiettivi primari dell’amministrazione.

La questione delle biciclette: anarchia sulle strade

Uno degli obiettivi del provvedimento era anche quello di incentivare l’uso delle biciclette, ma ciò ha portato a un nuovo problema: la “libertà” eccessiva dei ciclisti. Negli ultimi due o tre anni, e soprattutto recentemente, i ciclisti sembrano aver preso il controllo delle strade, spesso comportandosi senza rispettare le regole del codice stradale. Passaggi col rosso, tagli improvvisi della strada e persino pedalate sotto i portici sono diventati comportamenti frequenti. Questa “anarchia delle biciclette” ha creato tensioni tra automobilisti, pedoni e ciclisti stessi, mentre sembra mancare un controllo efficace delle autorità su questo fenomeno.

Il trasporto pubblico in crisi

Oltre a queste problematiche, anche il sistema di trasporto pubblico non sembra essere una valida alternativa al traffico motorizzato. Gli autobus sono spesso pieni oltre il limite, e gli scioperi ricorrenti contribuiscono a rendere i servizi poco affidabili. Questi disservizi non solo complicano la vita quotidiana dei cittadini, ma scoraggiano ulteriormente l’adozione di modalità di trasporto alternative all’auto privata.

Un cambiamento ancora incompleto

Nonostante l’amministrazione comunale abbia presentato il limite dei 30 km/h come un passo verso una Bologna più sicura, sostenibile e vivibile, la realtà odierna mostra che il cambiamento è ancora lontano dall’essere concretamente realizzato. L’inadeguata osservanza delle regole, l’anarchia dei ciclisti e la crisi del trasporto pubblico sono segnali che la transizione verso una mobilità più sostenibile richiede non solo regole, ma anche un controllo più efficace e un cambiamento culturale. Altrimenti, il limite dei 30 km/h rischia di rimanere solo una bandiera propagandistica, senza effetti concreti sul miglioramento della vita urbana.

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