Da due “domande-sfida” social per bambini e bambine di tutta Italia, sono nate visioni e idee di resilienza felice durante il lockdown. E finiscono nel dossier curato dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M. Bertin” dell’Alma Mater studiorum di Bologna.
Attaccare elettrodi al tronco di un albero, collegarli a un’app che trasforma frequenze in note musicali e comporre una melodia. È una delle tante, sorprendenti, risposte social dei bambini e delle bambine, di tutta Italia, a due #Challenge, “sfide-proposte” sul web, tra marzo e aprile 2020, durante la quarantena di contenimento dell’epidemia da Covid-19. Sfide digitali, “lanciate” da maestre ed educatrici dei servizi dell’infanzia dell’Istituto comprensivo Montessori di Chiaravalle (AN), Opera Nazionale Montessori (ONM) e Centro Ricerca Educative su Infanzie e Famiglie (CREIF). Il materiale raccolto, poi, è stato studiato e commentato dalla professoressa Mariangela Scarpini del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna e insegnante della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Montessori di Chiaravalle. Ed è finito nel contributo “Con lo sguardo dei bambini e delle bambine”, contenuto nel dossier curato dalla professoressa Alessandra Gigli, ricercatrice in Pedagogia generale e applicata e docente Unibo, con il sostegno del Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M. Bertin” dell’Alma Mater Studiorum.
Si tratta di una raccolta di 16 approfondimenti, spunti di ricerca e indagini, dal titolo complessivo Infanzia, famiglie, servizi educativi e scolastici nel Covid-19. Riflessioni pedagogiche sugli effetti del lockdown e della prima fase di riapertura, pubblicato poco meno di un mese fa.
Come ogni #challenge che si rispetti, entrambe le “sfide web” sono state contraddistinte da due specifici hashtag. Il primo, “#occhioallabellezza”, lanciato in occasione della Giornata internazionale della Terra, il 22 Aprile. Chiedeva ai più piccoli e alle più piccole di descrivere la bellezza della natura «anche da dentro le mura di casa durante un lockdown di primavera 2020». Il secondo, #raccontiamocidacasa, invece, invitava i bambini e le bambine a comunicare «i propri pensieri durante le giornate di confinamento» attraverso musica e poesia. E, in generale, attraverso l’arte.
Dalle due iniziative sono nate visioni alternative della natura e insolite prospettive di resilienza felice durante il periodo di lockdown da Coronavirus. A partire dal proprio davanzale, dal giardinetto, o da una stanza della casa. E diventando materia di riflessione universale. Ma, soprattutto, hanno dimostrato come i bambini e le bambine abbiano, nella maggior parte dei casi, fatto della necessità del confinamento imposto un’occasione per conoscersi meglio ed esplorare il mondo e la sua complessità: «educare lo sguardo diviene un obiettivo imprescindibile che si colora di una sfida ulteriore quando trova dei limiti come le pareti di casa», scrive la professoressa Scarpini.
C’è chi ha fotografato un formicaio di cui magari non si era mai accorto. E ha commentato così: «mille formiche che creano un robot di formiche per essere invincibili, tutte insieme». C’è chi ha imparato a mettere a coltura una pianta: qualcuno ci ha provato anche con il bulbo di una cipolla. I bambini e le bambine sembrano aver capito l’importanza e la necessità del sacrificio richiesto a tutti. Una bambina, a proposito di questo, scrive di sentirsi un po’ come l’artista Frida Khalo: anche lei, infatti, doveva rimanere a casa per motivi di salute.
La pervasività dell’immagine mediatica entra, poi, in modo dirompente, nell’immaginario dei bambini. E a volte lo trasfigura. In un disegno, riportato nel contributo del dossier, i dottori sono i supereroi del film di fantascienza “The Avengers”. Ma con mascherina e dispositivi di sicurezza. E poi, c‘è chi registra i suoni della natura, del tutto offuscati dal caos delle macchine in situazioni di ordinarietà: come il rumore del vento che, dice il contributo della Scarpini, molti hanno registrato.
Nella riflessione dei bambini e bambine entra, a volte, anche il senso di incompletezza. E di frustrazione. Soprattutto, il tentativo di esorcizzare una paura perenne: quella del contagio, e della morte. Come scrive Anna, nella sua canzone “Coronavirus 2020”: «questa sera ho voglia uscire/a correre e passeggiare/finire con questo virus/senza andare all’ospedale». Un bambino, invece, affianco a un disegno scrive: «Sono pacifico, ma mi so difendere, dal “nocivo” non mi faccio prendere!». Una paura che a volte riemerge, tra le pieghe delle giornate, che con fatica si è cercato di non rendere sempre uguali a se stesse, tra le quattro mura di casa. Giornate lontane dalla socialità fisica e concreta, e dal confronto con i coetanei e le coetanee, a scuola. Paure, e tentativi di esorcizzarle. Che hanno, come si evince dal dossier, messo a confronto i bambini e le bambine, troppo presto, con l’età adulta e con le sue durezze.
Foto: dal Dossier CREIF Unibo (CENTRI.UNIBO.IT/CREIF) “Infanzia, famiglie, servizi educativi e scolastici nel Covid-19. RIFLESSIONI PEDAGOGICHE SUGLI EFFETTI DEL LOCKDOWN E DELLA PRIMA FASE DI RIAPERTURA”. Fonte: sito web Istituto Comprensivo Maria Montessori – Chiaravalle (AN)