Anche i Neandertal seppellivano i defunti, la scoperta è tutta europea

È la scoperta di un gruppo di ricerca nel sito archeologico di La Ferrassie, Francia. Tra gli studiosi anche Sahra Talamo, professoressa Unibo.

Gli uomini di Neandertal seppellivano i loro defunti: è l’ultima scoperta sull’ominide, strettamente affine all’Homo sapiens che visse nel periodo paleolitico medio, fatta da un gruppo internazionale di ricerca a La Ferrassie, in Francia, di cui fa parte anche una professoressa dell’Università di Bologna Sahra Talamo. La novità è venuta alla luce in seguito al ritrovamento dei resti di bambino di circa 2 anni seppellito in una fossa scavata per l’occasione: il bambino appartiene alla specie uomo di Neandertal ed è il più recente mai scoperto: il suo corpo risale infatti a 41mila anni fa.  I risultati della ricerca – pubblicati su Scientific Reports – documentano per la prima volta che i Neandertal seppellivano i loro defunti

Lo studio è stato portato avanti da una squadra di 14 ricercatori provenienti da 5 Paesi europei diversi. A guidarla il francese Antoine Balzeau  che lavora al Centro nazionale della ricerca scientifica francese (CNRS) e al Museo nazionale di storia naturale di Parigi insieme ad Asier Gómez-Olivencia dalla Spagna, dell’Università dei Paesi Baschi. Unica italiana del gruppo, a rappresentare l’Unibo, la professoressa Sahra Talamo direttrice del nuovo laboratorio di radiocarbonio BRAVHO dell’Alma Mater di Bologna e dell’Istituto Max Planck di Antropologia evolutiva (Germania).  La professoressa Talamo nel suo laboratorio ha realizzato le datazioni al radiocarbonio dei reperti, fondamentali per ricostruire il contesto temporale del ritrovamento.

«Si tratta di risultati sorprendenti, che aggiungono un nuovo importante tassello al puzzle per comprendere lo sviluppo di comportamenti complessi nei Neandertaliani. Questo lavoro dimostra ancora una volta l’importanza della datazione diretta dei resti umani, che in questo caso è caduta anche nella parte della nuova curva di calibrazione IntCal20 che ha migliorato la risoluzione delle analisi al radiocarbonio», ha affermato la professoressa Talamo.

L’ipotesi che i Neandertal seppellissero i loro morti, con tutte le implicazioni simboliche e comportamentali che sono associate a questa pratica, è da tempo oggetto di un ampio dibattito. Molti ricercatori sostengono che solo l’Homo Sapiens praticasse attività funerarie. Questa credenza è forse dovuta al fatto che la maggior parte dei resti di uomo di Neandertal meglio conservati, sono stati ritrovati più di un secolo fa, quando le tecniche di scavo e le tecnologie di analisi dei reperti erano molto meno rigorose degli standard attuali: un elemento che ha reso a lungo impossibile convalidare le potenziali sepolture con criteri scientifici moderni.

Gli studiosi hanno, quindi, messo in campo un’indagine multidisciplinare per documentare il contesto archeologico del bambino ritrovato a La Ferrassie, svolgendo ricerche direttamente sul sito archeologico ma anche nelle collezioni dei musei archeologici e paleontologici francesi, in particolare quelli di Parigi e Les Eyzies.

In questo modo è stato possibile tracciare la distribuzione spaziale dei resti umani e degli oggetti archeologici ritrovati sia durante gli scavi effettuati nel 1968 e nel 1973 che nel corso di nuovi scavi realizzati nel 2014. Sono emersi così quasi cinquanta nuovi frammenti di fossili umani. Collegando tutti i dati raccolti, i ricercatori hanno così dimostrato la presenza di una sepoltura scavata in uno strato sedimentario  privo di altri oggetti archeologici, nella quale è stato depositato il corpo di un bambino di 2 anni. Dopo essere stato datato con il metodo del radiocarbonio, gli è stata assegnata un’età compresa tra i 41.700 e i 40.800 anni fa.

«Si tratta di una datazione non solo più recente rispetto ai resti faunistici trovati nel livello archeologico soprastante, ma anche più recente dell’età ottenuta con il metodo della luminescenza per lo strato sedimentario che circonda il bambino. È la prima volta in Europa che una simile quantità di dati scientifici permette di dimostrare che i Neandertal hanno effettivamente seppellito volontariamente uno dei loro defunti» ha commentano Antoine Balzeau, che ha guidato il team di ricerca.

 

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