Sabotato un evento online Unibo su Zoom, insulti e offese sessiste ai prof

Ieri pomeriggio un evento virtuale dedicato al rapporto tra femminismo e tecnologia organizzato dall’università di Bologna ha subito uno zoombombing con insulti e minacce a due professori.

«Mi scusi, lei è frocio?». È iniziato così, con la voce insolente di un disturbatore, l’ultimo appuntamento del ciclo di seminari “Dell’utilità e il danno dell’algoritmo per la vita” organizzato dall’Università di Bologna. L’evento, curato da Maurizio Ricciardi e Raffaella Baritono, entrambi docenti all’Alma Mater, si è svolto ieri a sulla piattaforma per lezioni online Zoom e in apertura ha avuto la visita sgradita di alcuni intrusi. Entrati con nomi falsi e nessuna foto profilo, i disturbatori hanno rivolto insulti e minacce al professor Ricciardi ‒ «sappiamo dove abiti», gli avrebbe detto uno di loro ‒ e hanno fatto altrettanto con l’ospite del giorno, la dottoressa Camilla De Ambroggi, apostrofata con offese sessiste. «Poco dopo che sono entrata nella stanza virtuale un ragazzo ha detto “comunque volevo dire che Camilla è molto bella”, e io lì mi sono un po’ infastidita perché era un commento inopportuno e non richiesto», racconta una studentessa dell’Unibo che partecipava all’incontro online. «Poi la cosa è degenerata. C’era una sovrapposizione di voci, tutte maschili, che dicevano cose come “faccio una canna” e “Camilla avvicinati così mi faccio una sega”. Hanno continuato a parlare di erba, di masturbazione, di minacce, mandando bestemmie e anche audio presi da film o canzoni, nel frattempo nella chat scrivevano ripetutamente “Allah Akbar”». 

Dopo alcuni minuti di caos, gli amministratori sono riusciti a riprendere il controllo della situazione e a estromettere gli intrusi, permettendo al seminario di continuare regolarmente con l’analisi dell’opera “TechnoFeminism” di Judy Wajcman.     

L’azione potrebbe essere stata organizzata attraverso un gruppo Telegram, composto da quasi duemila “membri”, che ha come unico obiettivo il sabotaggio di lezioni virtuali. Sul canale si trovano link di riunioni su Zoom e Google Meet, tra cui anche il link all’evento Unibo di ieri e quello di un incontro virtuale sulla Shoah, con annessi messaggi di incitamento all’azione. 

Quanto successo ieri, dunque, non sarebbe un caso isolato, ma si inserirebbe nel più vasto panorama del cosiddetto “zoombombing”, cioè il disturbo di eventi virtuali da parte di gruppi più o meno organizzati attraverso urla, imprecazioni e quant’altro. Un perfetto esempio di come «il cyberspazio non sia neutro ma possa essere fastidioso, se non pericoloso», come ha osservato il professor Ricciardi al termine dell’incontro.   

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