“No Palazzoni in Due Madonne”, continua la lotta dei residenti contro gli “ecomostri”

Nonostante le proteste dei residenti, i lavori per la costruzione di 3 palazzi di 11 piani nel Villaggio Due Madonne vanno avanti. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, li definì un “mostro” senza aver poi bloccato la costruzione. 

Speculazione edilizia, danni ambientali, svalutazione dei terreni e salute pubblica a rischio: sono i motivi per i quali è nato il “Comitato No Palazzoni in Due Madonne”, che da circa un anno si batte contro la realizzazione di quelli che in molti chiamano “ecomostri proprio” nel cuore del quartiere Savena. Non si placa la protesta degli abitanti del “Villaggio Due Madonne”, scoppiata nel 2021 con l’inizio della costruzione di tre nuovi condomini nel cuore del Quartiere, a due passi dalle scuole elementari e da piazza Lambrakis. Per capire le ragioni che hanno spinto i cittadini a formare un comitato contro la realizzazione di questi edifici, è intervenuto Lamberto Palmieri, uno dei suoi principali promotori. 

Prima di tutto, quando nasce il comitato?  

«Il Comitato “No Palazzoni” nasce fra settembre e ottobre del 2021 e nasce su spinta dei cittadini del quartiere, stanchi e arrabbiati di essere lasciati soli dalla politica, ma soprattutto preoccupati per la nostra salute e per quella dei nostri figli».  

Come mai le proteste si sono riaccese? 

«Il 22 Febbraio 2022 ho inviato una e-mail all’AUSL di Bologna chiedendo un’analisi dei materiali presenti nel terreno oggetto di scavo, preoccupato della possibile presenza di amianto e di altri materiali pericolosi. La risposta dell’AUSL fu che, come da comunicazione della ditta incaricata dello svolgimento dei lavori, non risultava la presenza di amianto all’ interno del terreno. Poi, l’8 Marzo del 2022, mi venne comunicato che all’interno del cantiere erano stati rinvenuti 283 sacchi contenenti eternit, lana di roccia e altre fibre vetrose, ecco perché».  

Qual è stata la reazione del Quartiere?  

«Come comitato di quartiere abbiamo immediatamente indetto un’assemblea aperta per il giorno seguente, il 9 marzo. Poi siamo passati alle azioni legali, depositando un esposto in procura e uno in Comune, entrambi come cittadini, in cui ci dichiaravamo parte lesa».

E la reazione della politica?  

«Quella di sempre: non ci ha ascoltati. Solo ora siamo riusciti a fissare un tavolo al quale parteciperemo come comitato, insieme al presidente di quartiere e all’assessore all’urbanistica, l’avvocato (…) Laudani. Solo la sinistra radicale ci è stata vicina fin dal principio». 

Quali sono le vostre richieste?  

«Prima di tutto chiediamo l’abbassamento dei palazzoni. Quest’area ne sarebbe devastata in quanto impedirebbero un corretto ricircolo dell’aria, l’installazione di pannelli solari sulle case più basse sarebbe resa sconveniente e aumenterà il traffico. A discapito degli abitanti, dagli anziani ai bambini, e della stessa salute del quartiere».

Condividi